A fil di fumo

A fil di fumo. Perché?

Leggere di fumo nell’epoca del politically correct potrebbe già aver destato l’orticaria in più di qualcuno. Nulla da temere. Questo non è non sarà mai uno spazio in cui si coltiva l’istigazione al fumo, ovvero al vizio, come si potrebbe paventare. 

Tuttavia, poiché crediamo nella libertà di espressione e nella capacità di autodeterminazione, faremo appello proprio al politically correct per stabilire alcuni distinguo, chiarendo cosa rappresenti la passione per il lento fumo in tutte le sue complesse, caleidoscopiche sfumature. 

Se non credessimo sinceramente nel messaggio di cultura e di civiltà di cui il tabacco è stato latore nel corso degli ultimi cinque secoli non ardiremmo oltre, preferendo raccontarvi di altro. Invece lo confessiamo candidamente: non riusciamo a ignorare quella nota di autentica eleganza che avvolge il mondo del sigaro rendendolo affascinante, misterioso e intrigante. E in un vivere votato alla frenesia e all’ostentazione amiamo lasciarci guidare da una cultura che, al contrario, vanta due cardini essenziali nella ricerca del meglio e nell’osservanza del bon ton. 

Riecheggiano, in questa romantica concezione della cultura sigarofila, le parole di Zino Davidoff, che nel celeberrimo l’Amatore del Sigaro scrive: “(il fumatore) è uno che è sul punto di afferrare la felicità. Deve sapere che con un po’ di etichetta e un po’ di scienza può aumentare i suoi piaceri.” 

È invero singolare l’accostamento tra etichetta e scienza proposto dal grande Zino. Tuttavia egli coglie nel segno, condensando in un binomio inscindibile l’attitudine mentale che caratterizza l’autentico appassionato, colui che, innanzitutto, nutre un sincero rispetto per chi ha lavorato duramente al fine di garantirci un piacere raffinato, sottile quanto nobile.

Vorremmo possedere la sagacia e il sapere di chi ha saputo instillare la passione per il lento fumo con genuina partecipazione. Noi potremo solo tentare di raccontare la magia del sigaro per come ci è stata trasmessa e, come tra buoni amici, ragioneremo del ritmo lento e meditato che le volute azzurrine ci invitano a seguire.

Rifletteremo, anche insieme a persone che assai più di noi conoscono la vera natura e la magia generata da questi manufatti, su come vivere al meglio il nostro tempo, inseguendo l’arte di godere la vita nel rispetto di ciò che ci circonda. In ossequio al sentimento di cordiale amicizia di cui il sigaro è espressione.

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Giuseppe Elefante
56 anni, Salentino, architetto con una grande passione per il tabacco e i sigari, habanos in particolare. Ha rivestito a lungo il ruolo di responsabile nazionale dei Corsi Catadores di Cigar Club Association, scrive su riviste del settore e da tempo collabora con Diadema SpA. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il Dio del Mare.

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