Meglio soli che

Meglio soli che in un gruppo Whatsapp: Runco de Onego

Anche la vita digitale ha le sue forme di solitudine e spesso prendono direzioni sorprendenti.

A chi di noi non è mai capitato di cercare su Wikipedia una semplice informazione come, che ne so, la data esatta della presa della Bastiglia, per infilarsi poi in un tunnel stile Bianconiglio che link dopo link ci fa ritrovare nel cuore della notte a leggere i dettagli della storia medievale del Kirghizistan? 

È il bello della rete, per chi è curioso non c’è niente di meglio che avere risposte immediate a qualsiasi domanda. E pazienza se dopo una sessione solitaria sul web di otto ore nette ci ritroviamo disidratati e con gli occhi a palla, comunque meglio soli così che in un affollato gruppo Whatsapp.

Come quello per la festa di compleanno di tizio o per l’addio al celibato di caio. Gruppo eterogeneo che riunisce persone di età diversissime, e che con l’andare del tempo perde la funzione per cui è nato riattivandosi ciclicamente in occasione di Natale, Capodanno e ricorrenze varie. Il nome del gruppo è tutto un programma e diventa impossibile dimenticarlo: “Kompleanno col botto!!!” è uno dei più sobri che mi viene in mente. Se per qualche motivo non è subito possibile spegnere le notifiche, magari perché devono essere definiti luogo e orario di un appuntamento, allora la situazione si fa davvero seria. Perché nel frattempo dovremo sorbirci come minimo molti buongiornissimo, diverse opinioni non richieste sulla situazione geopolitica e se va male pure qualche teoria complottista.

Quando il gruppo si attiva meglio cambiare aria, prendere altre vie digitali e infilarsi in un tunnel di ricerche web fatto di silenzi e solitudine.

Tra i miei preferiti l’esplorazione del mitico sito di Scaruffi e delle sue recensioni musicali, vero giacimento di perle e dischi dimenticati, dove perdersi tra un clic e l’altro bruciando la serata, quando non l’intero weekend. E se non è la musica può essere il cinema, o lo sport, magari – che ne so? – con qualche antico incontro di box dimenticato. Insomma, a ognuno il suo, le vie della rete sono infinite.  

Per questo tipo di cavalcate internettiane mi piace spesso scegliere un bello Sforzato, passito secco valtellinese che con la sua potenza pone spesso un dubbio amletico: con cosa abbinarlo? Con niente, io dico sempre. Il suo momento per me è dopo cena, a pancia piena, già gratificati dal cibo e ottimamente predisposti a spacchettare le sue complessità prendendoci tutto il tempo che serve. 

Runco de Onego di Giuseppe Guglielmo è uno dei miei preferiti. La cantina si chiama Boffalora ed è garanzia di qualità assoluta.

Questo Sforzato, prodotto con uve vinificate dopo un periodo di appassimento, trascorre almeno 12 mesi in barrique e altri 8 in bottiglia. Il risultato sorprende per la capacità di coniugare la struttura importante della tipologia con una connotazione slanciata e dinamica. Nella versione 2016, in particolare, il vino si allontana ancor più dall’impostazione tarchiata che spesso connota lo Sforzato, alzando il baricentro verso quel mosaico di sfaccettature che compongono l’ampio concetto di acidità. 
L’ingresso di Runco de Onego è energico e poderoso, in bocca la materia tende a occupare fisicamente lo spazio tra la lingua e il palato. L’afflato alcolico riscalda ed energizza, contribuendo a irrobustire la struttura già di suo solida e imponente. Da subito però una freschezza sorprendente attiva la dinamica della salivazione ponendo una snellezza inaspettata sull’altro piatto della bilancia. Il segreto dello Sforzato del Beppe sta tutto qui, in questa tensione virtuosa che imposta un dinamismo raro, vero motore della bevuta. 
Il ventaglio delle suggestioni è vastissimo e incontra mille ambiti, dopo i fiori secchi il primo è quello della frutta carnosa, in bilico tra la piena maturità e una lavorazione in chiave di confettura. Fragola, marasca, ribes nero. Poi abbiamo le spezie a dare movimento al sorso: la senape punge e la vaniglia avvolge. Il caleidoscopio apre un gioco di specchi che moltiplica rapidamente i sentori portando la degustazione verso le terziarizzazioni: polvere di cacao, sigaro, torrefazione. Fantastica sapidità, tannino nitido e fremente: ecco gli spigoli che danno movimento e slancio al sorso. Chiusura in grande stile, con altre sensazioni che si affacciano alla mente e ricordano i funghi, il rabarbaro, le note scure della liquirizia e quelle polverose del talco. 

I sentori si rincorrono, io li inseguo e mi ritrovo da qualche parte del web, a distanze siderali dal punto dove ero partito.

La buca di ricerca è una finestra sul mondo con i doppi vetri, posso osservare quello che mi pare al calduccio, senza venir chiamato in causa, con a fianco il mio Runco de Onego e la stanza foderata da un bel silenzio. Solo ogni tanto qualche trillo rompe la calma per un istante, ma è solo un’eco lontana. Forse è il telefono che ho abbandonato in cucina, deve essere quel gruppo Whatsapp di cui ho dimenticato il nome. 
segui graziano

La misura del duello

Previous article

Sanremo: tra i vizi della Ferragni e le virtù dei Maneskin

Next article
Graziano Nani
15 anni tra network internazionali come Ogilvy e Publicis, oggi è direttore creativo di Doing e insegna “Comunicazione del vino” a due master dell’Università Cattolica. Sommelier Ais, scrive per Intravino. Su Instagram è #HellOfaWine, selezione di etichette d’eccellenza. Il suo wine blog è gutin.it

You may also like

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *