Mille et un flacons

Mille e un Flacone

Il Medio Oriente ha un’antichissima tradizione nell’ambito dell’Arte Profumiera, difatti possiamo definirlo, assieme all’Egitto, la sua terra natale.

 Ne offrono testimonianza i manufatti rinvenuti, diffusi già attorno al 7000 a.C. impiegati come recipienti per profumi e per usi cosmetici mentre di recente abbiamo assistito proprio in questi suoli alla nascita di numerosi brand di nicchia.

Onnipresente nei templi e citato nei riti sacrali, allo scopo di purificare le carni e la psiche, veniva considerato una vera e propria emanazione del ‘sudore divino’…

Lo stile della Profumeria levantina, a differenza di quella Britannica contraddistinta da toni decisamente più discreti e misurati, da sempre ama annunciarsi, sedurre e farsi apprezzare ‘ad ampio raggio’ (anche sino a una distanza di 10 metri!), attraverso opulenti bouquet di note legnose (pensiamo al prezioso legno di Oud e al suo fragrante olio), balsamiche, resinose e fiorite.
Analizzando le abitudini di questi popoli, è interessante rilevare varie differenze nella posologia e nell’impiego degli olii essenziali: le fragranze, custodite in meravigliose e piccolissime bottigliette, in quanto super concentrate, hanno la peculiarità di venire indossate da una clientela ‘no gender’ il che implica nessuna distinzione tra profumo maschile o femminile.
Ne è un esempio la Rosa Damascena Trigintipetala, proveniente dalla valle di Ta’if in Arabia Saudita, varietà più preziosa, che viene impiegata da tempo immemore in larga maniera da persone di sesso maschile divenendo un must per gli uomini così come l’Ambra Grigia, lo Zafferano, il Musk.

Un’altra singolare peculiarità di queste Terre è la consuetudine di creare da sé la propria fragranza sovrapponendo dai quattro ai sette olii essenziali, detti Attar, in modo da potere indossare un sigillo olfattivo strettamente unico e personale, quasi difficilmente riproducibile.

Non a caso, in uno dei luoghi di culto del lusso internazionale che è il Sultanato dell’Oman, nasce nel 1983 il profumo più prezioso e costoso del mondo, ‘AMOUAGE’ che, con le sue 127 creazioni ad oggi, si è avvalso e si avvale di Nasi di fama mondiale – di cui abbiamo dissertato nelle scorse pagine – quali BERTRAND DUCHAUFOUR, JEAN-CLAUDE ELLENA, ANGELINE POUBEAU LEPORINI, GUY ROBERT, MAURICE ROUCEL, OLIVIER CRESP, DOMINIQUE ROPION e via menzionando.
Sempre in Oman, la nuova linea di fragranze OJAR articolata ad oggi in 28 fragranze e fondata nel 2021 dall’imprenditrice Sheikha Hind Bahwan, raffinata appassionata di essenze, trae il suo nome dalla parola HOJARI, la migliore qualità di resina di incenso al mondo – nota anche per le sue elevate proprietà taumaturgiche – e che abita le pendici del Dhofar.
Negli Emirati Arabi Uniti nasce nel 2014, precedentemente noto come AJ SAUDITA, WIDIAN, Casa di profumi fondata da Ali Al Jaberi ad Abu Dhabi che propone collezioni di lusso, declinate ad oggi in 27 fragranze, che contempera la migliore maestria dell’Arte Profumeria francese con i tesori del Deserto arabo, i cui flaconi e confezioni della Collezione Black sono ispirati alla magnificenza della Grande Moschea Sheikh Zayed…
Concludendo questo breve ‘excursus’ nelle magiche Terre d’Oriente, un altro mirabile esempio di Fragranze emiratensi è incarnato da ANFAS, aulente e dotta eredità di Asim Al Qassim, primo Profumiere certificato degli Emirati Arabi Uniti che, erudito appassionato del Bello in tutte le sue forme, fonda nel 2014 questa linea articolata in una sezione dedicata alla Essenza della Casa e una alle essenze da indossare: Sakan, Gaya, Watan e Ishq.
Last but not least, doveroso rilevare, quale gesto ammirevole e romantico di questa gente generosa e ospitale, la tradizione di donare alla persona che si ha ospitato presso la propria abitazione, una boccetta di profumo in modo che questa rechi con sé il liquido souvenir di tante giornate trascorse assieme.
...segui Alessandra.

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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