Per arrivare fin qui ho dovuto impormi uno sforzo supplementare e non solo lasciarmi dietro luci e miraggi della Città Eterna, ma proprio cancellarli dalla mente.
Per me quella città è una sorta di vortice, un buco nero che mi attira con tale voracità che per anni ho pensato di non potere esercitare alcun tipo di controllo. Pensavo Roma e bum! avevo già il biglietto del treno in mano. È tipo quello che succede quando capitano quegli amori disperatamente non corrisposti, avrete presente anche voi quali, in cui si è un debole animaletto nelle mani dell’altro, totalmente impotente. Non voglio dire che quello per Roma, in tutti questi anni, è stato un amore non corrisposto, anzi. Ma non importa, non era di questo che volevo parlare.
Sono diretto a Frascati e sta piovendo, piove, forse pioverà anche domani e dopodomani.
È inverno, ma il clima è mite, tanto che se apro il finestrino posso sentire distintamente l’odore della terra. È un odore di terra buona, terra ricca. È una delle cose che mi affascinano del mondo del vino, i suoi apparenti contrasti. Uno degli adagi più diffusi è che la vite cresce meglio sulla terra poco fertile. Non è vero, ci sono centinaia di esempi che smontano questa teoria. C’è convivenza possibile tra terreno ricco di nutrienti e crescita corretta, anzi, rigogliosa, della vite.
Del resto la vite è una pianta infestante, è abituata alla resilienza.
Le radici poi scendono anche a fino a 10-15 metri, conferma del fatto che non si tratta mai, o quasi mai, di quello che possiamo vedere coi nostri occhi.
“La natura prende, la natura dà”
Luigi De Sanctis
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