Il gran dessert
La Signora in Viaggio

Composizione teatrale in 7 scene, più tourbillon finale

SCENA PRIMA

Declinazione di carciofo

Davanti ai nostri occhi, si mostra, per prima, una rappresentazione “in negativo”: il vegetale, infatti, è racchiuso in uno scrigno di soave e friabilissima pasta sfoglia, realizzata a regola d’arte, custodia di un gioiello che sprigiona tutti i suoi profumi. Accanto, c’ è la versione “in positivo”: assoluto ed unico protagonista del piatto, del tutto nudo, avvolto solo da una foglia della sua stessa pianta, che imprime al palato un’autentica sferzata: l’incipit è all’insegna dell’amaro. A seguire, una rivisitazione del pansoto, un ricordo della versione “alla romana “: un consommé racchiude tutti i suoi sapori.

Declinazione di carciofo

SCENA SECONDA 

Scorcio di campagna autunnale

Petto e cosce di quaglia in cotture diverse: al gusto, la carne è morbida, succulenta… tutto è adagiato su una foglia di verza, che accoglie il volatile come in una conchiglia; alla base, una salsa che profuma d’ autunno resa leggermente piccante dall’aneto, che è molto più di un attore comprimario.  Si prosegue con gratin di cipolle e grana, che si sposano con cuore e fegato della quaglia; cappuccino etereo di fegato con, al fondo, amarena e limone: incursioni assai originali e piacevoli in questo contesto, che va a chiudersi con un delicato e, al contempo, intenso consommé di quaglia.

Quaglia

SCENA TERZA 

Cena in un refettorio di un convento di monache di clausura

Allo sguardo, si presenta un piatto essenziale, pulito, dal gusto nitido e definito: si tratta di un raviolo la cui componente esterna è volutamente sottile, perfetta per porre in risalto il ripieno di zucca caratterizzato dalle note dolci e amare dell’amaretto di Sassello e acide e amaricanti del chinotto. A fianco, un meraviglioso cuscino soffice di salsa di noci accoglie due tagliatelle di sola zucca, cruda.

I ravioli ripieni di zucca, amaretto e chinotto e, a fianco, crema soffice di noci con tagliatelle di zucca

SCENA QUARTA

Discoteca anni ’80, ove si balla sulle note sfrenate di Michael Jackson indossando una giacca con spalle generosamente rinforzate

Davanti a noi, una straordinaria interpretazione di crespella ricotta e spinaci, voluttuosamente adagiata – a mo’ di diva, sul divano – su una salsa eterea di pastinaca e burro.

SCENA QUINTA 

Bosco di montagna in un’umida giornata d’autunno

Capriolo e lepre giocano a nascondino. Il risotto è un piatto opulento, godurioso, cremoso, dai sapori forti e maschi, che emana sentori di terra, foglie e componenti ferrose: il capriolo offre il meglio di sé esplodendo in una salsa poivrade resa ancor più intensa dalla presenza importante del pepe che le regala, peraltro, molta eleganza; di contro, la lepre, agile e saltellante, la devi andare a cercare al fondo del piatto perché è lei, sorniona, a decidere quando farsi trovare.

SCENA SESTA 

Gita al mare, con la presenza di significative digressioni nell’entroterra

Triglia di scoglio regale, dalla texture compatta, soda, eppur morbida, piena di sapore, adagiata su una salsa di agnello alleggerita, suadente ma non a corto di personalità.  Poi, una serie di altri attori, a rappresentare quadri dove l’elemento vegetale si fa protagonista… a partire dalle cime di rapa – meravigliosamente amare – con le orecchiette, per continuare con la minestra amara, col pancotto rivisitato che evidenzia il sapido dell’acciuga e col consommé in cui si staglia la colatura di alici… in un continuo rincorrersi tra terra e mare.

Il carosello della triglia

SCENA SETTIMA 

Orto di Langa, esaltazione del topinambur

Meraviglioso, eclettico tubero, con sentori di carciofo e di nocciola. Dapprima, il vegetale viene rappresentato “pieno”, ovvero adagiato su una crema di nocciole con salsa al frutto della passione, a regalarci sensazioni intense al gusto date dalla deriva spiccatamente acida del frutto. A seguire, il topinambur “vuoto”, con la buccia resa magistralmente croccante a racchiudere una emulsione dello stesso tubero, aromatizzata con polvere di caffè. Ancora, ceviche di topinambur, resa leggermente piccante dal coriandolo.

Topinambur

SCENA FINALE

Il palcoscenico è affollato da un tourbillon di dessert, che ruotano a 360 gradi per tipologia, realizzazione, tecnica e sapori: sembra di essere a una sfilata di moda, dove lo stilista, nella fase finale, manda in scena una mise dietro l’altra: c’è solo l’ imbarazzo della scelta… da un’imperiale crepe-soufflè accompagnata da una profumatissima crema al limone ad una tarte tropézienne con vellutata crema chiboust, arricchita da marron glacè, passando per una torta di mele e limone con zabaione tiepido e un bonet, reso ancora più intenso dal sangue di lepre: il tutto, in un crescendo di golosità e piacere al punto che, il bambino che è in noi, è al settimo cielo dalla gioia.

EPILOGO

Si abbassano le luci e si ha la consapevolezza di aver assistito a uno spettacolo dove l’autore-regista, per primo, si è divertito, facendo divertire attori, coristi e pubblico.

Cala il sipario ma il nostro animo resta entusiasta, traboccante delle tante emozioni vissute: al Lume si recita a soggetto.

Luigi taglienti e il lume, sullo sfondo

Autore e Regista: Luigi Taglienti

Coro: Federico, Ilario e Brigata  (il Coro, nel teatro greco, aveva la funzione di accompagnare, con il proprio canto, tutte le scene)

Attori principali: Carciofo – Quaglia – Zucca – Ricotta e Spinaci – Riso – Triglia – Topinambur – Carosello finale di dessert.

Dell’Appassionato italiano

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Chiara Agostinelli
Di inclinazione classica, frequenta studi giuridici per necessità. Si occupa di salute fisica e... mentale. Ama sognare a occhi aperti, unico antidoto contro gli incubi del quotidiano. Ritiene che l'ironia e, soprattutto, l'autoironia rappresentino il sale della vita. Una curiosità innata la esorta a conoscere la natura dell’uomo nelle sue sfaccettature più recondite. Sono queste sfaccettature che esplora attraverso la cucina: straordinario motore di ogni pulsione, anche vitale.

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3 Commenti

  1. Deliziosa prelibatezza!

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  3. Siamo in paradiso

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