A fil di fumo

Dell’Appassionato italiano

Come in ogni ciclico ricorrersi di costumi e tendenze, anche la passione per il sigaro ha avuto nella storia recente momenti di grande effervescenza alternati a periodi di sonnolento torpore. 

Il primo vero e proprio boom del sigaro si ebbe negli anni ’90 ma, dopo tre lustri di entusiasmante crescendo arricchito dal fiorire di un vivace associazionismo, ecco che l’interesse per il sigaro e il suo mondo sembrò rallentare, come se quel fumo denso e misterioso fosse venuto a noia ai più, salvo poi riprendersi con rinnovato vigore negli ultimi tempi. Almeno, questo è quanto è accaduto nel nostro paese.

A questo punto è necessario precisare che in alcune nazioni come la Spagna o l’Inghilterra, ove il sigaro è cultura, esso risulta immune a simili altalenanti fortune. In altri paesi, invece, il sigaro è ancora oggetto alla moda o espressione di uno status sociale o economico. Non esiste, ovviamente, una precisa linea di demarcazione tra questi approcci e, non a caso, l’Italia interpreta un radicale cambiamento di costume tuttora in essere: delineare l’identità del fumatore italiano è dunque operazione quantomeno complessa in virtù delle variegate dinamiche che animano la nostra società. 

Occorre dire, innanzitutto, che il sigaro a foggia italica, per lo più di forma bitronco-conica e realizzato con tabacco kentucky, fa parte della nostra tradizione e rappresenta certamente un fenomeno che ha inciso in maniera sostanziale su generazioni che hanno vissuto il tabacco nella sua generosa, poliedrica essenza. Tale tipologia di manufatto, inoltre, in passato ha sempre avuto nella trasversalità sociale uno dei tratti distintivi, mentre l’habano (ovvero il sigaro premium di origine cubana) ha invece sempre rappresentato il carattere dell’esclusività e del lusso, anche in relazione ad un costo decisamente più elevato. 

In realtà oggi il panorama è profondamente mutato; indubbiamente l’italico fumatore di sigaro sfugge ad una semplicistica tipizzazione, ma non si possono non rilevare alcune tendenze che concorrono a delinearne un’immagine inedita, ricca di interessanti sfaccettature.

Il dato più eclatante è offerto dal continuo aumento di consumatori, tra i quali molti giovani, nonché donne; si tratta di un fenomeno interessante, che rende decisamente superato lo stereotipo del fumatore di mezza età e dalla solida posizione economica.

Quella che abbiamo definito “trasversalità sociale” non è più appannaggio esclusivo del sigaro a foggia italica, ma riguarda anche i prodotti caraibici, fruibili ormai da tutti. Vediamone le ragioni.

Ad avvicinare i giovani al fumo lento hanno certamente contribuito la disponibilità di una amplissima gamma e la rinnovata consapevolezza nei confronti di prodotti in grado di esercitare un fascino invero unico. A tal proposito è interessante rilevare come la schiera dei fruitori monotematici, ovvero ostinatamente fedeli allo stesso manufatto, sia men che sparuta; ciò costituisce senza dubbio un segnale molto positivo, che testimonia dell’acquisita maturità dei fruitori: chi si avvicina a questo mondo è infatti sempre animato da grande curiosità verso moduli e marche diverse, perché diverso è l’approccio a tale tipo di prodotto. 

A riguardo, inoltre, si può indubbiamente asserire che il TEMPO sia la variabile essenziale che regola ogni scelta del fumatore di sigaro; la comprensione di questo fondamentale fattore in un mondo in cui ormai tutto è “fast” sta, paradossalmente, divenendo motivo di ulteriore diffusione di un nuovo approccio al mondo del fumo “lento” per definizione.

Scegliere il modulo da fumare in ragione del tempo a disposizione costituisce infatti solo uno dei tanti momenti in cui questa passione viene scandita, poiché occorre dedicare tempo all’acquisto del manufatto, alla sua corretta conservazione, all’attesa del necessario affinamento e alla sua migliore fruizione. Si tratta di processi la cui maturazione è lenta, e che implicano una buona dose di esperienza e di umiltà nell’approccio a un manufatto di straordinaria complessità, ma i cui esiti descrivono in maniera esaustiva il fil rouge che anima chiunque sposi questa passione con consapevole maturità.

La disponibilità di tempo viene, giustamente, percepita come autentica ricchezza dalle nuove generazioni cui il sigaro si propone con ammaliante affabilità.

In realtà, è il sigaro stesso a venire incontro all’appassionato moderno proponendogli il suo irrinunciabile piacere in versioni sempre più “short” (ovvero con formati di lunghezza assai ridotta); un destino ben strano per l’oggetto che più di ogni altro identifica la necessità di esorcizzare il fantasma di un tempo sempre più breve ove confinare le nostre passioni e i nostri piaceri. 

È proprio a questo punto che riaffiora l’inevitabile distinguo tra gli autentici appassionati, raffinati conoscitori della materia, e i fumatori più o meno distratti, attratti ma non ancora conquistati dal fascino del fumo lento nella sua più intima essenza. Dei primi, benché ci stiano molto a cuore, giova poco parlare: essi già sanno.

Tra gli altri, ossia in molti di essi, spira invece una brezza di fermento che sa di crescita, di fresco entusiasmo, di voglia di comprendere, di gioia di scoprire. Nella nebulosa di informazioni (non sempre corrette) in cui essi si aggirano v’è consapevolezza e maturità e sono essi a costituire l’immagine più autentica del nuovo appassionato italiano. Certo, tra le nuove leve si muovono anche coloro che sono attratti dal solo straripante desiderio di apparire, ma tale modo di concepire il fumo lento non ci appartiene, e non ce ne crucciamo troppo.

Come scrisse il Poeta, “…non ti curar di lor, ma guarda e passa.”

Composizione teatrale in 7 scene, più tourbillon finale

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Giuseppe Elefante
56 anni, Salentino, architetto con una grande passione per il tabacco e i sigari, habanos in particolare. Ha rivestito a lungo il ruolo di responsabile nazionale dei Corsi Catadores di Cigar Club Association, scrive su riviste del settore e da tempo collabora con Diadema SpA. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il Dio del Mare.

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