Chi sei?
Sono un padre, un figlio, un amico, un compagno. Sono un bambino curioso, un ragazzo studioso, un cervello in viaggio, un cuore sempre pronto a vivere un’emozione. E tutto questo fa di me un neurochirurgo scrupoloso, pronto anche a raccogliere sfide molto complesse in sala operatoria. Perché so che ogni paziente che opero è un padre, una madre, un figlio, una sorella. Perché rispetto enormemente la vita e quell’universo straordinario racchiuso nel nostro cervello. Porto molto di me quando opero.
La tua più grande passione?
Mia figlia senza dubbio. E poi il mio lavoro che considero molto di più che una ‘semplice’ professione. E poi amo la velocità, scendere con gli sci sulle piste innevate, guidare un’auto in pista. Adoro tutte le attività che mi permettono di vivere emozioni forti, adrenaliniche senza mai perdere il controllo. Mi piace essere ‘il pilota’ di me stesso e della mia vita.
La tua più grande paura?
Non vorrei sembrare sfrontato o irresponsabile. Anzi. Ma non ho una paura che mi tiene sveglio la notte. Ovviamente al primo posto c’è la salute e il benessere delle persone care. Per il resto non temo le novità, le sfide che la vita mi pone. D’altra parte considero la vita di ognuno di noi come una serie di esperienze, da accogliere ed affrontare giorno per giorno. Con buona volontà e animo propositivo.
Il tuo colore preferito?
Il blu, perché mi restituisce un senso di pace, di serenità. E’ il colore del mare, del cielo. Un colore che non pone limiti e che mi spinge sempre ad andare a vedere cosa si nasconde dietro l’orizzonte. Però poi ci sono dei giorni in cui mi sento ‘verde’, altri in cui sono ‘rosso’ o ‘giallo’. Ogni giorno ha il suo colore, ogni giorno ha le sue sfumature e le sue unicità.
In che epoca viviamo?
In un tempo meraviglioso, dove le scoperte sono a portata di mano, dove la conoscenza è pronta per essere raccolta, dove ognuno di noi con impegno, studio, costanza e anche un pizzico di fortuna può diventare chi desidera di essere. Siamo in un’epoca di grandi opportunità. Quello che mi dispiace di più è che non tutti siano messi nelle condizioni di coglierle. Vorrei che soprattutto i giovani potessero farlo.
Cosa c’è nel tuo bicchiere?
Acqua. Liscia. Lo so che potrebbe sembrare banale, addirittura noioso. Ma la mia professione mi obbliga ad uno stile di vita adeguato. Però io considero quel bicchiere d’acqua anche un po’ simbolico, mi racconta molto. È semplice, trasparente, coerente: mantiene le promesse.
L’ultimo pasto prima del patibolo?
Un sapore della mia infanzia: la pastiera di mia nonna. Ne ricordo pienamente il gusto, il profumo, la sensazione che fosse molto di più che un dolce buonissimo. Era aria di casa, l’abbraccio di una persona che mi amava e che amavo. In ogni fetta c’era la famiglia. E prima di andare al patibolo nessuno vorrebbe essere da solo.
Fumatore?
No. E non ho mai fumato. Se non contiamo una sigaretta al mentolo da ragazzo e qualche sigaro occasionale del quale non sento mai la mancanza.
Il libro sul comodino?
Siddharta di Hermann Hesse. È il libro della vita. E sul comodino non manca mai. Rigorosamente di carta. Ho una vera passione per i vecchi libri, le prime edizioni. Soprattutto dei libri di medicina. Mi piace la sensazione che mi rimanda la carta, al tatto, all’olfatto, alla vista. Tutti i sensi vengono coinvolti. È un’esperienza alla quale non riesco a rinunciare.
Cosa accadrà domani?
Non ho scritto il mio destino. Così come ho fatto in passato sono pronto ad accogliere ciò che la vita mi offrirà. Ho la valigia sempre pronta. Ma so quello che desidero: voglio essere un punto di riferimento per i miei pazienti, in sala operatoria ma anche prima e dopo. Perché è un viaggio che facciamo insieme. Ogni giorno in PAIDEIA INTERNATIONAL HOSPITAL a Roma dove opero ho la possibilità di incontrare pazienti che mi pongono davanti sfide sempre più impegnative. Io opero tumori cerebrali e so bene che con il mio lavoro posso fare la differenza nella vita delle persone. Oggi il mio progetto è quello di poter aiutare più persone possibili e anche aprirmi a sfide chirurgiche che potrebbero sembrare a prima vista impossibili da vincere. Ogni paziente merita tutto il mio impegno, tutta la mia esperienza e anche tutto il mio coraggio. Perché tutti devono poter sognare un domani.
...segui Christian.
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