Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera Yo soy un hombre sincero De donde crece la palma Y antes de morir yo quiero Echar mis versos del alma Guantanamera No me pongan en lo oscuro A morir como un traidor Yo soy bueno y como bueno Moriré de cara al sol Guantanamera Con los pobres de la tierra Quiero yo mi suerte echar El arroyo de la sierra Me complace más que el mar Guantanamera Tiene el leopardo un abrigo En su monte seco y pardo Yo tengo más que el leopardo Porque tengo un buen amigo Guantanamera, guajira guantanamera
José Martì, poeta e autore del testo della canzone, morì nel maggio 1895 a poche settimane da quel 24 febbraio che segnò l’inizio della autodeterminazione del popolo cubano e l’affrancamento dalla Spagna.
A dire il vero la libertà, in quanto affermazione di autodeterminazione non può considerarsi raggiunta se non molti anni dopo la fine “del protettorato americano” iniziato dopo gli accordi di Parigi nel 1898 e, per qualcuno, finito il 1 gennaio 1959 con l’entrata dei rivoluzionari a La Habana.
Ma torniamo ai sigari qualcuno direbbe che c’entrano con tutto questo.
Bene ”Los pobroes de la tierra”, i lavoratori delle fincas, i campesinos, ma anche quelli delle fabbriche, comunque i produttori di tabacco tutti hanno sempre dato, sin dalla prima guerra Ispanico Americana, un enorme contributo alla lotta di autodeterminazione del popolo cubano.
Sono note le loro pratiche di finanziamento con autotassazione in giornate di lavoro.
Ma come per tutte le avanguardie rivoluzionarie sicuramente la parte che elaborava il pensiero e le strategie apparteneva ad un ceto acculturato e “capace” anche di spendere per fumare, non solo “la fuma” ma i sigari acquistati nelle tiendas, questi gruppi diedero il loro contributo e l’inizio della sollevazione del 24 febbraio 1895, venne sancito dalla parola d’ordine “Tell Smith” (dillo a Smith) con un sigaro tra le labbra.
Singolare affidamento, quello che fecero gli insorti nei confronti dei “gringos” e se ne accorsero presto, quando a Parigi furono totalmente esclusi dalle trattative di pace, e Cuba diventò una provincia, nonostante l’Emendamento Teller promettesse di aiutare i cubani nell’autodeterminazione, ma fu temprato dall’emendamento Platt che affermava il diritto di intervento a difesa degli interessi economici e dei cittadini statunitensi nell’Isla grande, e solo nel periodo transitorio sino alla Repubblica del 1909, di fatto durò fino alla caduta di Batista: 31.12.1958.( la enclave di Guantanamo dura ancora oggi).
Il baratto dei protettorati nelle Filippine e Portorico contro un disimpegno condizionato, portarono alla prima grande delusione verso coloro che sin da allora improntarono la politica estera all’insegna della “esportazione della libertà e della eguaglianza”. Fosse stato vero…
Del resto il confine era vicino e non si poteva non controllare tutto e tutti.
Martì mori nella prima azione cui partecipò ma il lavoro fatto prima dell’esilio, durante ed al rientro in patria, fu così grande che il suo MITO ancora resiste ed è grande alla stregua di quello di Simon Bolivar: il Libertador della America Latina.
Interessante per quel periodo furono le trasformazioni delle fincas e della distribuzione tutta dei sigari, diversi produttori cubani avevano iniziato a lasciare la Isla grande già alla fine degli anni 60 del XIX secolo dopo il primo conflitto Ispanico americano.
Alla fine del protettorato americano nel 1902 la famiglia Fuente emigrò a Tampa in Florida, ebbe qualche traversia con la prima fabbrica bruciata e poi la fondazione di quella che dal 1912 dura sino ad oggi.
E allora… come in un fumoir che si rispetta, un Bolivar Libertador diventa un must da fumare ascoltando la versione ultima di Zucchero, ovvero quella più classica di Compay Segundo, che da fumatore di avana ebbe dedicato un Humidor di n. 777 sigari tra i piu belli mai prodotti a L’Avana.
Noi siamo sinceramente affascinati dai versi contenuti in una raccolta di poesie e dal tabacco che producono le fincas di Pinar continuiamo a viaggiare tra le volute blu.
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