Il Privé di Davide Bertellini

Gabriele Gorelli

Chi sei?

Posso rispondere in maniera didattica dicendo che sono il primo MASTER OF WINE italiano, da febbraio 2021. Presto non sarò più l’unico, fortunatamente: sta arrivando anche una donna e altri due miei compagni di studio. Oggi la qualifica mi precede ma un domani non dovrò essere necessariamente quello. Prima di diventare Master of Wine mi ero posizionato già nel mondo del vino concentrandomi però sull’IMMAGINE DEL VINO.
Nel 2004, quando ero ancora all’università, ho fondato un’agenzia pubblicitaria focalizzata sul vino di qualità, a Montalcino. Nel 2015 ho fondato un’altra società che fa consulenza commerciale e marketing per cantine e importatori. Mettiamo in comunicazione cantine e importatori oppure studiamo dei prodotti richiesti dagli importatori per colmare quel feeling gap nel mercato. Abbiamo lavorato tanto con il Giappone e con gli Stati Uniti.

La tua più grande passione?

A parte il vino, ho diverse passioni collegate alla natura e all’aria aperta come il mare e la montagna. Non amo le città; adoro la campagna per la sua capacità di isolarti e di stimolare la creatività.

Lo sport in questo senso è fondamentale e domani sarà parte integrante del mondo del vino, la cui stessa comunicazione passerà dallo sport.

Credo che il vino debba essere qualcosa di edonistico, a cui si accede sapendo che non bisogna esagerare in un’ottica non solo di piacere ma anche di benessere totale: sia psico che fisico. Vi entreranno concetti quali quello del no-alcool, che sarà utile per aumentare la fiducia nel consumatore che, in generale, vuole essere rassicurato e portato in una dimensione che può comprendere.
Un esempio? Si sta estinguendo il consumatore delle grandi denominazioni, pertanto in questo senso è tutto da ricostruire, e bisogna farlo dalle nuove generazioni: i giovani devono essere inclusi del mondo del vino che deve essere a sua volta inclusivo.

La tua più grande paura?

Ogni tanto sogno di non aver superato l’esame di MASTER OF WINE. Sono comunque un ottimista abbastanza inguaribile.

Il tuo colore preferito?

Il blu.

In che epoca viviamo?

Oggi versiamo in una condizione in cui effettivamente tante persone sono arrivate a stare bene però resta una situazione complicata. È un’epoca difficile e mi dispiace perché potrebbe essere tutto più semplice. È un’epoca in cui poche persone lasciano il segno purtroppo. Manca la volontà delle persone di fare qualcosa per lasciare un segno. Cercano di gratificarsi nell’immediato, ma un domani non sarà bello guardarsi indietro e vedere quello che abbiamo fatto.

Cosa c’è nel tuo bicchiere?

Chiaramente C’È IL VINO. Non ci sono spirits, non ci sono cocktail perché non riesco a berli. Capisco perché piacciono perché hanno quella capacità di essere distinti, di essere peculiari e molto identitari. Il vino, invece, va letto in maniera più profonda ed è per quello che noi siamo considerati più onanisti nella degustazione.

Per me esiste il concetto del mood pairing oltre a quello del food pairing, ovvero a seconda di come uno si sente, sposa uno specifico vino.

L’ultimo pasto prima del patibolo?

Direi un filetto alla Rossini che mi sono negato a lungo per stare attento alla linea.

Fumatore?

Mai stato fumatore.

Il libro sul comodino?

Sto leggendo l’ultimo libro di Barbara Sgarzi sulle Donne del Vino: “Vino, donne e leadership”. Sono più un tipo da romanzi d’avventura, però.

Cosa accadrà domani?

Siamo passati da un anno in cui ci siamo sentiti tutti più vicini ad un anno dove abbiamo voluto celebrare il fatto di poterci riavvicinare anche dal punto di vista fisico. Nell’immediato futuro vedo però molta incertezza sotto tutti i punti di vista, anche a livello internazionale, dove stanno crollando basi che pensavamo solide e intoccabili. Allo stesso tempo, voglio essere ottimista: auspico la ricostruzione di un mondo più consapevole; credo molto nei giovani, li vedo molto più puri nei propri pensieri e mi auguro che non perdano questa purezza, crescendo.
Per quel mi riguarda, invece, si è concluso da poco il convegno BE.COME, a Siena, che ha avuto un grande successo, e terminato il quale sono volato a Paros dove mi sono sposato. Nel mio lavoro si svilupperà molto di più l’aspetto della comunicazione nel mondo del vino che è un mondo fatto essenzialmente di relazioni. Nel comunicare, nel capire il vino proseguirò anche il discorso dell’investimento in questo mondo con OENO, dove farò ricerca, andando a caccia di vini nuovi.
...segui Gabriele.

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Davide Bertellini
Folgorato fin dai primi anni dell'adolescenza da un'inarrestabile e sempre crescente "passione gourmet" a 21 anni aveva già fatto due volte il giro del mondo. Oggi, imprenditore nel campo della moda e del lifestyle, ha sostituito alla palestra il ristorante e, in qualità di jetsetter, frequenta i più importanti party e charity events nel mondo. Poliglotta, con la scusa di girare il mondo per il suo lavoro nel campo della moda frequenta i più bei ristoranti alla ricerca di quello migliore, che purtroppo non ha ancora trovato. Founding member Gustavia Yacht Club di St. Barth, è anche top reviewer italiano della guida americana Opinionated About Dining, scrive su Identità Golose per Paolo Marchi e su Passione Gourmet, al quale è affiliato a capo della direzione marketing. Sogno nel cassetto? Un tour mondiale dei ristoranti “3 stelle” della Guida Michelin con fotografo, ghostwriter e jet privato.

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