Fumoir

Fumare o collezionare…

…questo il problema

Quando chiesi al mio mentore francofono dove fosse la sua cantina mi rispose: nei miei ricordi e nei miei desideri. 

I ricordi dei vini bevuti e i desideri di trovarne ancora di migliori per serbare memorie  indelebili.

Allora, parafrasando potremmo dire che i sigari fumati che ci hanno lasciato dei segni indelebili sono tanti ma non disperiamo di trovarne ancora di migliori o almeno di altrettanto buoni e stimolanti.

Sono e siamo in molti ad essere dei fumatori e non dei guardoni!

Rispetto a tutto ciò come si innesta il desiderio di possesso dei sigari, di belle scatole di avana,  di humidores preziosissimi quanto belli?

Spesso dopo una fase di accumulo, come non ci fosse un domani, si sfocia nel collezionismo e qui, come per i prodotti dell’arte vitivinicola, con i sigari Avana si deve affrontare un discorso diverso rispetto al collezionare opere d’arte come una scultura, un quadro, una foto o un accessorio, come l’accendino o il tagliasigari.
Si perché  mentre per queste ultime la fruizione si rinnova ogni volta che le si ammira  o le si usa, con un sigaro o una grande bottiglia di vino il desiderio di possederle entra in contrasto rispetto al desiderio di fruirle: la fruizione prevede la loro ” distruzione” rectius il loro consumo, e questo atto del collezionare, con beni relativamente deperibili, diventa pertanto una sorta di esercizio masochista che vede l’oggetto del desiderio divenire feticcio da ammirare, al più da esibire ma da non toccare, pena un bene che potrebbe diventare sempre meno fruibile, fino al non più fruibile.

Al sigaro Avana possiamo rallentare la vita attraverso un controllo accorto di temperatura e umidità ma essendo “materia viva” prima o poi il passare degli anni, giunti all’apice dell’affinamento, inizierà inesorabilmente a far diminuire la possibilità di una corretta fruizione.

Quindi possiamo collezionare vini o sigari se ci piace bere o fumare?

Nei discorsi  da fumoir  spesso si affronta il dilemma tra “fumare, affinare, serbare o collezionare.

Un amico già grande collezionista considera i sigari affinati e vintage cadaveri; un altro mi diceva che affinare oltre i 10/15 anni sigari per lui è come  fidanzarsi con una ragazza più che trentenne  e attendere altrettanti anni per avere un rapporto con lei… un paradosso che esasperao sublima l’attesa? 

Certo non è la stessa cosa:  il rischio che, dopo 15 anni, il sigaro abbia perso molte delle sue peculiari caratteristiche, è altissimo.

E se non dovessimo fumarli per niente che avverrà?

Chi ha il coraggio di  fumare un sigaro da un box da 20mila dollari…

Sicuramente uno di noi, cioè un fumatore, lo farebbe, lo ha fatto e lo farà. Penso ai Regalia Perfecta di Juan Lopez del 1932, fumata indimenticabile in quel di Londra presso la Casa del Habano di  Teddinton, o ai Don Candido Selection Suprema Dunhill del 1952 o ai Don Alfredo Selection Suprema del 1974 o a tutte le altre fumate di vintage fatte (cabinetta, Don Pérignon, estupendos, ninfas, longos) e i ricordi sono UNICI.

Se poi penso al costo di una scatola di quei sigari oggi, allora le cifre da capogiro potrebbero, ad un fumatore della domenica, far sorgere rimpianti.

Eppure uomo libero e di buoni costumi vive di ricordi, non ha rimpianti perché dall’eventuale errore commesso lo ha tratto grande insegnamento. 

Ovvio basta non essere “collezionisti” altrimenti si “rosica”, come si dice in volgare, ma è certo che non avremmo fumato così bene.

Oltretutto, ridurre tutto al mero costo o al vile denaro sminuisce il valore simbolico della fumata. 

I sigari sono fatti per essere fumati, il vino per essere bevuto e mentre potremmo essere  propensi ad accumulare distillati che comunque decadono “fisicamente” molto più lentamente e quindi possono essere fruiti dopo 30/40 anni, con un Avana di venti anni si inizia a rischiare.
Il collezionismo di Avana è un fenomeno legato al possesso e da qualche giorno stiamo assistendo ad un fenomeno abbastanza comune con i sigari Avana se pensiamo che all’ultima asta al Festival del Habano un humidor è stato battuto alla cifra di 2.400.000 dollari, mentre prima si giungeva ai 400/500mila massimo.

Recentemente Diadema spa – distributore unico di Avana in Italia – ha presentato in quel di Matelica, in occasione del Encuentro Amigos de Partagas en Italia, un humidor prodotto da De Art con n.200 sigari Don Jose La Escepcion Edizione Regionale Italia che sarà prodotto  in soli 22 esemplari.

I collezionisti di tutto il mondo si sono  scatenati nelle prenotazioni e la prevendita sta subendo rialzi incredibili, tanto da divenire un fenomeno unico.

Perché i sigari i Don Jose sono la seconda uscita di un brand, La Escepcion, ormai dismesso e che Habanos ha consentito, in esclusiva a Diadema, di distribuire come edizione regionale. Iscritti a tabella a qualche centinaia di euro, la scatola abilitada, oggi sono introvabili e, dopo sei anni dall’uscita, sul mercato dei collezionisti  si sono apprezzati per almeno cinque volte il loro valore iniziale: quindi, se averne otto scatole è già un bel colpo a tale chicca si aggiunge, oggi, l’arte di Massimo De Munari e la sua equipe, che ha prodotto un humidor imponente e bello, molto bello, direi anzi bellissimo. 

85x61x29h cm, ha peso di una qualche decina di chili ed è munito di telecomando elettrico per estrarre i cassetti laterali.

Questo imponente humidor ha gli interni in massello di cedro spagnolo, cassa in essenza di Mogano Saperli , filetto in Acero e Pero nero con filetto di Paduka: un’opera d’arte pensata e progettata da S.Minoia, responsabile commerciale di Diadema spa cui si è aggiunta la grande maestria del team di De Munari che ha saputo rendere unico ed inimitabile un manufatto all’altezza dei sigari che contiene.

Straordinaria la “placca” in ceramica che ricorda la giara di Don Josè  e la numerazione impressa in ogni tiretto. Un motorino a 24 volt attiva l’estrazione dei due tiretti  laterali telecomandati con ferramenta in ottone in cataforesi.

Che dire: la sublimazione del bello del manufatto, della inventiva tutta italiana e dell’altissima ebanisteria che incontra il miglior tabacco proveniente dal Terroir di Cuba più vocato al mondo in un connubio unico!

Un oggetto esclusivo solo per 22 collezionisti o fumatori fortunati, con una marca esclusivamente prodotta per il mercato italiano ed un sigaro che, oggi a distanza di circa sette anni, ha acquisito una rotondità incredibile riuscendo a regalare almeno un ora e un quarto di “viaggi” o “voli” tra le spire che si levano al cielo regalando profumi ed aromi inimitabili.

A questo punto, però, subentra il dilemma: fumare o collezionare?

Fumare un solo sigaro dei 200 di un humidor come quello significa ridurre e riportare l’oggetto, funzionalmente deputato, a semplice contenitore, bello, molto bello ma… vuoto, deprivato, monco, quindi meno attraente anzi per nulla attraente agli occhi del collezionista.

In questo caso il contenitore esalta il contenuto e lo eleva, rendendolo unico, la summa invece è un prodotto inimitabile, non ripetibile ed esclusivo: molto esclusivo.

E allora poiché non c’è nulla di più effimero che fumare dovremmo acquistare quell’humidor per goderci  il nostro sigaro da soli o in compagnia o dovremmo lasciare ai feticisti onanisti la contemplazione e relativa spesa?

Noi seguendo il consiglio del nostro amico non abbiamo atteso il lento passare del tempo e abbiamo fumato molti (diversi box) di Don Josè: ne rimane qualcuno e non siamo disposti a perdere le occasioni che la vita ci riserva. 

Siamo fumatori, ispirati dalla certezza che tutto è relativo, c’è un tempo per tutto sotto il cielo e il tempo per fumare è più importante del tempo per accumulare o collezionare…

E, pertanto, ai 22 che riusciranno a accaparrarsi uno di questi mirifici humidor diciamo, a ragion veduta mai come in questo caso, che “il meglio non è per tutti”.

SEGUI NICOLA

Il fiore all’occhiello

Next article
Nicola Pileggi
Avvocato, mezzosangue calabrese, sampietrano emigrato a nord, S.Vito dei Normanni città della fortuna in tutti i sensi: moglie, figlie,... Fumatore appassionato di avana, curioso dicono “vulcanico”, fondatore di Alto Salento Cigar Club, un consesso di fumatori che da un paese della Puglia arriva a la Habana, il fil rouge… il sigaro, un socio e tanta passione. Trentasei anni di storie di fumo iniziate nella capitale dell’europeismo da stagiaire con un Monte A e tanto fumo, un vissuto di fumo alle spalle fino al format di Habanos World Challenge. Scritti solo di diritto, cariche… onorarie pure, molto fumo, tante incontri, tante occasioni, moltissimi ricordi. Un solo motto: il meglio non è per tutti!

You may also like

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *