Chi è Enrico Bertolino?
Sono uno che non ha mai scelto di fare una sola professione e ne paga le conseguenze, sia in termini di vita privata e di fatica accumulata che di eccellenza, che si raggiunge solo quando ci si concentra sulle cose.
Benché cerchi di fare le cose bene, riconosco che l’eccellenza è un’altra roba.
La tua più grande passione?
Ne ho parecchie perché mi appassiono facilmente. Il mio lavoro, quello della formazione, non l’ho abbandonato quando ho iniziato, in età tarda, a 37 anni, a fare il comico professionista. La formazione è un campo meraviglioso perché ti permette di trasmettere contenuti. Formazione e teatro sono le mie grandi passioni e rappresentano quello che riesco a fare meglio. La televisione come cassa di risonanza e la radio, con cui sto imparando, adesso, a Radio24, sono dei campi dove c’è sempre da imparare. La Tv non è il mio campo di azione più efficace ma è una cassa di risonanza importante a cui affidarsi, come la pubblicità, per chi ha un’attività.
La tua più grande paura?
Il non lavorare, che è l’ossessione dei milanesi. I milanesi se non lavorano o si sentono pigri o si sentono fuori luogo. Io, dopo tre giorni di vacanza, sento già che non sto fatturando! Ho bisogno di vedere i numeri che crescono costantemente. La banca che era in me e dove ho lavorato 11 anni ha lasciato dei segni.
Il colore preferito?
L’azzurro e il nero.
In che epoca viviamo?
Secondo me stiamo vivendo un nuovo Rinascimento, però dobbiamo fare in modo che la rinascita nasca da noi. Il Rinascimento venne dopo il Medioevo e abbiamo bisogno di superare il buio che c’è stato attraverso l’inclusione, attraverso la crescita; come ha detto Papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti” non se ne esce da soli ma solo se ci si da tutti una mano. Abbiamo lasciato un 2019 e 2020 dove ognuno pensava agli affari suoi; dove si guardavano i listini di borsa e cercavi di capire cosa potevi fare di meglio solo per la tua ricchezza; il problema è che se c’è una tua ricchezza e tutti gli altri sono rovinati come succede in alcuni paesi come il Brasile e l’America Latina tu vivi in una specie di bolla, di Trumam Show dei super ricchi e questa cosa non può funzionare. Abbiamo una grande opportunità anche di capire che l’ambiente va rispettato.
Cosa c’è nel tuo bicchiere?
Il vino buono. Ogni tanto un buon amaro. E comunque il mio bicchiere è sempre mezzo pieno e mi piacerebbe berlo insieme agli amici e continuare a riempirlo con cose nuove. Ho appena preso dal nostro comune amico Massimo Gianolli una botte di Amarone della Collina dei Ciliegi insieme ad un amico ristoratore a Santa Margherita Ligure. Ecco, mi piace pensare che fra un po’ di tempo andrò a degustarmelo.
Il tuo ultimo pasto prima del patibolo?
Leggero perché non vorrei farmi trovare pieno, almeno in quell’ultima occasione. Io spero sempre nella grazia, fino all’ultimo; se poi succede l’inevitabile, almeno non avrò niente sullo stomaco! Ho una visione positiva e ottimistica fino all’ultimo.
Fumatore?
Lo sono stato e ho ripreso a fumare dei piccoli sigarini.
Il libro sul comodino?
Ne ho tanti perché li inizio ma non li finisco. Come romanzi i miei preferiti sono quelli di Marco Buticchi, che è anche un amico; oltre allo scrittore, fa il bagnino a Lerici. I libri dei comici bravi non li leggo: poi mi viene l’invidia perché li scrivono bene! Adoro anche le biografie storiche come le “Memorie di Adriano”, che terrò sempre sul mio comodino.
Cosa accadrà domani?
Il mio domani è fatto di tanti oggi per cui vorrei prima finire di fare quello che sto facendo oggi per poi pensare al domani. Il mio domani lo vorrei vedere ancora a teatro. Stiamo pensando ad una turné estiva; mi piacerebbe vedere la gente smascherata che sorride e che sta bene. Mi piacerebbe riprendere anche l’attività formativa perché con lo smart-working le persone sono state messe un po’ da parte e credo che invece siano loro il centro del nostro universo.
...segui Enrico Bertolino.
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