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Cibovagare

Cibovagare: un neologismo in un gioco di suffissi tra eco-sostenibilità, eco-marketing ed economia

Il neologismo è un termine, o costrutto di recente introduzione nella lingua, motivato da nuove esigenze tecniche o di costume.

Creare una nuova parola, in un mondo dove le parole diventano sempre più inconsapevolmente importanti ma consapevolmente sottovalutate, non è un vezzo.

Ci vuole una visione per dare un senso logico all’inedito e il visionario, tecnicamente, è una persona capace di prevedere scenari possibili padroneggiandone l’evoluzione.
Il bonapartismo di Davide Paolini, inteso come pioniere di un nuovo ordine controrivoluzionario, è l’espressione di un’ideologica visione che insiste nell’anticipare un’operosa attività, rendendola scevra da estremismi centrifughi.

Davide Paolini era il Gastronauta, laddove l’imperfetto dell’indicativo presente puntualizza la messa in soffitta del suo primo neologismo.

È il Gastronauta a cedere il passo all’uomo, una definizione che lui stesso fu capace di disegnare, indossando su misura la creazione di un termine nuovo.

All’epoca, parliamo degli anni ’80, fu uno dei primi a intravedere il bisogno di informazione sociale su quelli che lui stesso ha definito giacimenti gastronomici. L’Italia è un paese dovizioso di tradizioni artigianali e la sua filiera produttiva, oggi, sull’eco esplosivo di quell’intuizione, ha nel bene e nel male trovato molti amplificatori d’informazione. Soprattutto grazie all’avvento del digitale.
Nasce da questa grande consapevolezza la scelta di appendere nell’armadio il vestito di Gastronauta, serbandolo con rispetto, spersonalizzando un nuovo progetto che di fatto dà alla luce il suo secondo neologismo: Cibovagare.

Nuovo nome, nuova veste grafica e nuovo logo. Ed è quest’ultimo a rendere didascalico il nuovo obiettivo editoriale: un’ape.

La riflessione ha spostato il mio interesse a ciò che ci circonda: l’ambiente dove prende vita il cibo. Così l’impegno futuro di Cibovagare sarà anche di occuparsi di materie prime e prodotti sostenibili che non provocano inquinamento. A spostare l’interesse su questo focus ha contribuito fortemente l’osservazione di quanto sta succedendo nel mondo delle api, da sempre emblema di un’economia circolare e di creazione di cibo, messo in pericolo dai pesticidi e dall’inquinamento della biosfera. Un argomento che avevo già trattato, tre anni fa, nel mio libro “Il crepuscolo degli chef”.

Davide Paolini

In un contesto sociale dove la capacità di costruzione del pensiero sta lasciando spazio alla facile fruizione di contenuti velocissimi, scommettere sull’approfondimento di temi attuali e di grande sviluppo per il futuro, è una promessa preziosa.

Quella di controvertere quei processi che inducono un gran numero di persone, sempre più spesso, a giocare con la gratificazione sterile di superare un momento in cui servono risposte, trovando parole frugate dal fondo di una povertà di visione. Processo che trasforma la comunicazione in uno scambio di parole dette e parole ascoltate con superficialità strumentale, ché per un principio di causa-effetto condizionano l’informazione e i comportamenti di un pensiero comune.
Per questo l’impegno di Cibovagare e di Davide Paolini, una delle ultime figure credibili nella costruzione storica di una coscienza gastronomica in Italia, si propone di superare l’appezzamento sovraffollato di una tendenza significativa, ma esausta, volgendo lo sguardo oltre i muri dei luoghi comuni.
Un gioco di suffissi si dirà, dove eco-sostenibilità ed eco-marketing serviranno per fare economia, sicuramente, ma rimanendo fedeli a un principio. Quello generativo, che vuole essere qualcosa in più di una visione creativa. Generativo in quanto attività umana che si prende cura della creazione di un futuro, superando la nozione storica di posizionamento per proporre un più articolato concetto di radicamento, che include ma supera il posizionamento. Il radicamento è “geologia”, laddove il posizionamento è “geografia”. Il radicamento si rivolge alle persone e non ai consumatori. Il radicamento, infine, dura più a lungo del posizionamento.
D’altronde se si intende il marketing come narrazione rispettosa e non come spietato convincimento, si può recuperare al nostro mestiere una sua antica nobiltà.
Quella nobiltà che gli deriva dalle grandi firme che raccontavano di storie affascinanti e di prodotti sconosciuti, così come di produttori che mettevano il loro nome sulle casse di legno per spedirle in tutto il mondo, come massimo simbolo di una qualità assoluta del contenuto.

Uomini che ispiravano fiducia e ammirazione per l’impegno che mettevano nel fare ciò che amavano.

Questi grandi uomini, questi visionari, erano tutti per mestiere se non per vocazione, dei grandi narratori. Ecco il senso del buon marketing, una grande narrazione sincera e appassionata, che discretamente affascini le persone e se possibile, attraverso un coinvolgimento positivo, ne migliori la vita.
segui Andrea Febo e Cibovagare.

Contrammiraglio Massimiliano Rossi

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Andrea Febo
Scrivere è sempre stata una forma di esigenza espressiva. Sono convinto che il vero potere delle parole sia quello di superare ogni immagine attraverso l’immaginario. Definito “creattivo”, ho imparato a lavorare proprio con l’immaginario grazie ai la boratori del maestro Stefano Benni. Per poi specializzarmi nel digitale. Ho insegnato fotografia e conseguito un Master allo IED di Roma in Comunicazione, Marketing, E-Commerce e Social Media, un Master in Restaurant Business and Management conseguito alla FIMAR Federazione Italiana Manager della Ristorazione e uno in Restaurant Innovation a Management presso la Giunti Academy. Ho studiato Podcasting presso il Centrostudi Giornalismo e Comunicazione, frequentando corsi di perfezionamento in Public Speaking e Comunicazione efficace. Non nego di essere uno Speaker radiofonico e un ideatore di Format in voce. Nel 2018 fondo il progetto Radio Food con quindici professionisti. Oggi continuo a dire che mi manca qualcosa…

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