Utopia del bicchiere della staffa

Bukowski e Ribelle 2.0

Chinasky you are fired!

C’è chi nel corso della propria esistenza probabilmente non si è mai posto il problema del bicchiere della staffa se non per mancanza di fondi. Sicuramente utopico, anche se credo che l’ultimo bicchiere non sia mai stato un obiettivo da rincorrere, se non per presentarsi ad un colloquio di lavoro con una parvenza di sobrietà. Ottenuto l’impiego non si frappongono più ostacoli fra sé e l’agognata bottiglia. Tutto questo, almeno fino all’ennesimo: “Chinasky you are fired!”. E allora si ricomincia da capo, si spendono i soldi guadagnati con l’ultimo lavoro in alcolici e, una volta finiti, ci si rimette alla ricerca di un’occupazione, creando un circolo vizioso rotto solo da qualche scommessa ai cavalli.
Chinasky è lo pseudonimo con il quale il famoso scrittore statunitense Charles Bukowski racconta della sua vita e visione della stessa. Un percorso lontano da sfarzi, gesta eroiche, condotte esemplari e valori da perseguire. Si potrebbe parlare di mediocrità, ma con punte di genialità, che gli rendono ancora più pesante vivere in un mondo con regole dettate dal comune buon senso, che forse così comune e buono non lo è davvero.
L’ipocrisia di una condotta banale, di routine e tutta di facciata era tollerabile solo se se ne ricavava una sbronza colossale e rapporti sessuali appaganti, atti a distogliere il disprezzo verso una società egoista e crudele, fondata e generata dal vuoto. Sarcastico fino al midollo, prediligeva l’artista all’intellettuale, poiché un artista cerca un dialogo sincero con il pubblico emozionando persino, al contrario dell’intellettuale il cui scopo è quello di comunicare, ma avvalendosi di un lessico difficile ne vanifica la finalità primaria lasciandolo arroccato nel proprio Olimpo, circondato da propri simili.
Una vita piena di quelli che una società vuota appunto, ma strutturata, indicherebbe come fallimentare: diversi matrimoni, innumerevoli impieghi di poca rilevanza, una certa dissolutezza e distacco dalla vita sociale, profondamente criticata dall’autore. Racconti caustici, cinici, pregevolmente franchi e sarcastici, mi hanno portata ad adorare questo scrittore. La massa, il popolino e tutte le caratteristiche anche bieche che contraddistinguono l’essere umano, trascritte senza ipocrisia né perbenismo, ma con onestà intellettuale di chi ne fa parte e sa cogliere tutti i particolari con un occhio critico e arguto.

A lui dedico il vino Ribelle 2.0 frutto di un progetto che si chiama “Lab” portato avanti da TENUTA L’ARMONIA. Azienda vicentina ubicata sulle colline di Montecchio Maggiore, nata nel 2010 su iniziativa di Andrea Pendin, per valorizzare i vitigni coltivati su suoli vulcanici. L’uva utilizzata è il Pinot Grigio, fin troppo bistrattata in zona e relegata alla produzione di vini poco caratterizzati. Macerazione sulle bucce e affinamento metà in acciaio e metà in anfora. Bottiglie prodotte annualmente 1000, unico vino del progetto Lab ad essere prodotto tutti gli anni in maniera po’ diversa, intesa aD interpretare l’annata differente. Questa bottiglia nasce come ribellione ad un buonismo che vuole il Pinot grigio pettinato e sottotono, come la società vorrebbe che fosse l’essere umano. Invece da quest’uva si tira fuori grinta e personalità per una bevuta insolita ed appagante. Il colore è un rosa-aranciato ed il prezzo è tutt’altro che proibitivo.
...segui Alessia.

CHANEL N°5

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Alessia Cattarin
Dicono di me: ironica e auto-ironica, granitica sulle posizioni lavorative e personali, ma malleabile se necessario. Socievole. Pessimista cosmica, ma in grado di illuminarsi davanti ad una bollicina. Senza mezzi termini, la diplomazia sembra proprio non riguardarmi. Capace, tenace e professionale, in uno strano modo persino paziente. I complimenti per ultimi: qualcuno ama definirmi Puntigliosa! Di me penso: sono un’irrimediabile sognatrice, una metallara, una fenice, un avvocato delle cause perse, una che non tollera sopraffazioni e ingiustizie. Cinica, per sopravvivere in un mondo concepito con sadismo.

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1 Commento

  1. Un binomio perfetto,tra il protagonista e la bottiglia, che la scrittrice Alessia Cattarin ha saputo esporre in maniera semplice!!!
    Ottimo testo!!!

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