barchetta è certamente femminile, come è vero per tutte le automobili.
ing. Paolo Cantarella
Come spesso accade con le spider, per chi vuole far un viaggio, il bagagliaio è rigorosamente sotto chiave e ha come capienza solo qualche borsa, meglio ancora se quelle di corredo e perfettamente sagomate. Mentre per gli amanti di lunghi viaggi il porta pacchi salva la coppia, e il viaggio. O forse meglio dire la loro durata.
Ma con la barchetta si tratta di una storia di innovazione, primati, e grandi vendite a partire dagli anni Novanta.
Un progetto di FIAT, oggi FCA, capace di sorprendere e trasformare un modello di auto sportiva di nicchia in un best seller.
La barchetta – rigorosamente con la “b” minuscola – è una fuori serie ancora attuale per il suo design, che cattura l’attenzione degli amanti delle coupé e degli spider: un modello raro, abile ad intercettare, con gusto, l’esigente richiesta del mercato degli anni Novanta. E difatti non stupisce che si sia ispirata alla Ferrari 166 MM presentata al Salone dell’automobile di Torino del 1948 come evoluzione della “166 S”. Non tutti ricordano, infatti, che la Casa torinese ha sempre avuto una coupé di gamma quando, all’inizio degli anni ’70, prima e durante la crisi del petrolio in Europa, quando si vendevano 9 milioni e mezzo auto di cui 100mila erano proprio spider: dati, questi, di buon auspicio per lanciare una nuova auto.
La scelta di riproporre uno spider diventa concreta con la scelta di uno dei tre schizzi presentati da Andreas Zapatinas che scelse di nominarli con nomi di pizze – più facili da ricordare. È la “marinara” ad esser scelta.
Così, l’arte di stupire e dell’esser all’avanguardia di mamma Fiat si traduce, con barchetta, in un ponte tra passato e futuro.
Qualcosa di più complesso di un lieto fine: simbolo di entusiasmo e libertà, quella della barchetta è una storia non troppo recente che ha cambiato l’approccio alle auto. Armoniosa, si adatta al pilota e ai telai. Si unisce e diventa vento. Naviga.
Ma questa non è una macchina; è una barchetta!
gianni agnelli
La somiglianza con un motoscafo non passò inosservata nemmeno all’Avvocato e, da quel momento in poi, la barchetta divenne sinonimo di spider, senza capote.
Barchetta è un concetto di automobile, una definizione, una vettura scoperta con un posto di guida, e con un abitacolo chiuso dal colore dell’auto.
dichiarerà qualcun altro
E, così, a partire dalla Fiat Punto, con questo nuovo progetto la Casa decise di lanciare il modello in otto colori differenti, tra cui anche un arancio storico di Bertone e un giallo spank. A differenza delle spider inglesi, quelle italiane non avevano il vetro abbassabile nelle porte: perché il comfort veniva sacrificato all’estetica. Ma non con barchetta. Che si fa apprezzare per la pulizia e la continuità nelle fiancate e nelle maniglie, a bacchetta, dove non v’è alcun punto di rottura visuale.
Vieppiù, nel sue esser sportiva: c’era la radio di serie, interni eleganti e, non ultima, comodità.
La fuma, la fuma!
Bruno maggiora
Dichiarerà mio nonno Bruno Maggiora che, senza avere tutte le soluzioni in mano, accettò di produrre l’auto nell’omonima carrozzeria nonostante un costo di produzione assai elevato. Fu così che la capacità sartoriale per la prima volta si trasformava in sviluppo seriale: perché la sfida era ora quella di assemblare – e realizzare – non un singolo componente, ma l’intero veicolo.
Il personale selezionato da Lancia e da Fiat fu un grande valore aggiunto per lo sviluppo dell’auto.
bruno maggiora
Belllissimo articolo, nel 1995 me ne innamorai e la comprai, rossa.
Ancora oggi la possiedo e faccio parte con tanti appasionati possessori di
del grande “barchetta Club Italia” .
Abbiamo avuto l’onore di conoscere Maggiora, Zapatinas, il Sig. Fusaro…
Grazie ancora per queste righe che mi hanno fatto emozionare…
Stefano
Grazie Stefano! È bello sapere di esser riuscita a far emozionare qualcuno.
Erika