Utopia del bicchiere della staffa

Rompere il ghiaccio… con un vino di ghiaccio

L’ultimo sorso ci inebria e ci disinibisce per aiutarci a dichiarare i nostri sentimenti

Immaginiamo di essere in un’enoteca, in un bar o in un pub, in comitiva o al nostro primo appuntamento, da soli. La conversazione scorre fluida e gradevole, si sorride, si trascorre una piacevole serata insieme. Ma, si sa, il tempo è tiranno e non si è ancora trovato il coraggio per avanzare una proposta più mirata al coronamento delle proprie intenzioni. La serata sembra volgere al termine e proprio in questo momento si chiama l’ultimo giro, il bicchiere della staffa, appunto.

Un’ultima possibilità che, congiuntamente, si decide di darsi con convinzione, o inconsciamente, per cercare quella sferzata di coraggio che ci permetta finalmente di avanzare una proposta più concreta.

Si ordina un’ultima bevuta, invocando magari la protezione di San Martino di Tours (protettore dei bevitori), perché l’alcol sciolga e lubrifichi…

Può anche subentrare in un momento di assordante mutismo, come spunto di conversazione. Il silenzio si impadronisce della scena e delle nostre menti, l’imbarazzo si insinua sinuoso tra i due corpi, diventando un insormontabile ostacolo; le parole scarseggiano e la mente scorre con improbabili argomenti per tirarci fuori da questo impasse, ma tutto sembra vano. Più passa il tempo, e più si deve rompere il ghiaccio con qualcosa di brillante, altrimenti ci si sente ancora più stupidi per aver temporeggiato. É in questi momenti che l’ironia diventa la più magnifica delle qualità, potendo disporne.

Se purtroppo non si è dotati di cotanto spirito, affidiamoci a quello alcolico, perché bere può rendere tutto più interessante. 

In uno scenario dove si punta al bacio, escluderei il rosso tannico e particolarmente colorato, perché asciuga troppo la bocca e macchia i denti, rendendo il contatto ravvicinato meno allettante. Escluderei, mio malgrado, la bollicina, benché piena di fascino, se si è già alzato il gomito, la C02 potrebbe provocare spiacevoli ripensamenti a livello di stomaco. Evitiamo anche di rischiare col superalcolico, dipende da quanto si è bevuto in precedenza, ma potrebbe avere effetti contrari a ciò che cerchiamo, dando il colpo di grazia o facendo assopire irrimediabilmente.

Cerchiamo quindi un vino che addolcisca e che ci offra spunti di conversazione infiniti… Ecco allora che la mia scelta ricade su un vino dolce, l’Icewine o, alla tedesca, Eiswein di Dr. Loosen 2012, meraviglioso vino ottenuto dalla raccolta dei grappoli di Riesling coperti di ghiaccio.

Ernst Loosen, enologo tedesco fautore di Weingut Dr. Loosen, in Mosella.
Quando la temperatura arriva a meno 8° C, la mattina presto si raccolgono i grappoli coperti di ghiaccio e si pressano, il risultato che si ottiene è una concentrazione zuccherina operata dal freddo e non dal sole, come i più comuni passiti. Si ricava poco mosto, denso e concentrato, che regala sensazioni completamente diverse dagli altri vini da dessert. Gli icewine vengono consumati non tanto con i dolci ma con qualche formaggio blu o foie gras, anche se è preferibile berli come vini da meditazione, per percepirne appieno le straordinarie note aromatiche, insolite ed eleganti.

Il vitigno, in questo caso il Riesling, principe dei vini bianchi, nobilita ulteriormente la metodologia con cui si ottengono.

La famiglia Loosen è proprietaria dei sui terreni in Mosella da più di 200 anni. Nel 1988 Ernst ne assunse la direzione e, trovandosi di fronte un patrimonio di viti a piede franco, decise per la svolta biologica e pratiche di cantina volte alla minimizzazione tecnologica, riducendo drasticamente le rese per ettaro. Le viti hanno età compresa tra i 60 e addirittura 120 anni. Sul suo sito si legge che: “ ogni grande vino viene creato nella testa, ma dimostra la sua vera grandezza nel bicchiere”. E questo Eiswein di grandezza ne ha da vendere. Sicuramente non facile da reperire e praticamente impossibile trovarlo al bicchiere, una bottiglia da 0,187 costa circa 35 euro.

Colore oro antico, al naso l’ampio bouquet si compone di riconoscimenti olfattivi di miele di acacia, agrumi canditi, pepe bianco. Al palato è dolce, morbido, ma con un’acidità che bilancia perfettamente la dolcezza, rendendo questo vino estremamente equilibrato e minerale.

Persistenza infinita. Se non si ottengono risultati così, forse non è la persona giusta…

100% Riesling dai vigneti Erdener Treppchen e Ürziger Würzgarten di età media 60 anni Fermentazione in acciaio inox, 7,0% di alcol, 143 grammi/litro di zucchero residuo e 9,8 grammi / litro di acidità

barchetta: una fuoriserie nell’album di famiglia

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Alessia Cattarin
Dicono di me: ironica e auto-ironica, granitica sulle posizioni lavorative e personali, ma malleabile se necessario. Socievole. Pessimista cosmica, ma in grado di illuminarsi davanti ad una bollicina. Senza mezzi termini, la diplomazia sembra proprio non riguardarmi. Capace, tenace e professionale, in uno strano modo persino paziente. I complimenti per ultimi: qualcuno ama definirmi Puntigliosa! Di me penso: sono un’irrimediabile sognatrice, una metallara, una fenice, un avvocato delle cause perse, una che non tollera sopraffazioni e ingiustizie. Cinica, per sopravvivere in un mondo concepito con sadismo.

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2 Comments

  1. Semplicemente un articolo magistrale…….
    Eccellente descrizione di un vino superlativo dove quest’ultimo viene inserito in un contesto di straordinaria normalità!!!!
    SICURAMENTE AL PROSSIMO INCONTRO OPTERÒ PER QUESTO VINO!

    1. Insomma un vino che dona superpoteri! 🙂 bellissimo articolo

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