Il Privé di Davide Bertellini

Rajae Bezzaz

Chi sei?

Sono una ragazza di trentadue anni, sveliamolo. Non sono una persona con i complessi sull’età, che dirò sempre, anche quando di anni ne avrò novanta. Lunga vita a noi.

Vivo in Italia da 24 anni, sono nata in Libia e cresciuta in Marocco da padre berbero e madre marocchina. Oggi faccio l’inviata di Striscia la Notizia su Canale 5, la speaker radiofonica e ho appena finito e pubblicato il mio primo libro “L’araba felice” edito da Cairo dal sottotitolo “la vita svelata di una musulmana poco ortodossa” che sembra un po’ una provocazione, ma in realtà rappresenta la contraddizione quale sono.

Mi sono sempre definita frutto di tutto ciò che ho vissuto e di tutto ciò che vivrò. Avendo due culture, quella europea e quella arabo-musulmana, ho potuto contaminarmi e scegliere cosa volere essere; cosa prendere da una parte e da un’altra.

Come in una ricetta, le culture differenti possono convivere ma dipende da come si mescolano gli ingredienti e dalle proporzioni degli stessi. Per me è stata una cosa naturale perché tutta la parte araba l’ho presa nella mia infanzia: fino a nove anni ho vissuto in Marocco, con i miei nonni, e sono andata nella scuola coranica dopo di che sono venuta in Italia e ho attinto dalla cultura di questo paese.

Mi sento molto ricca e anche molto fortunata perché non tutti hanno la fortuna di emigrare, di trovarsi bene nella nuova realtà e di prenderne il meglio.

La tua più grande passione?

La mia più grande passione è fare le cose bene; sono un po’ una perfezionista; che non è sempre un bene perché se da un lato sono sempre tesa verso il miglioramento, dall’altro sono in perenne ansia da prestazione. Forse è quella parte milanese di me che devo ancora migliorare. I miei amici arabi mi dicono che sono la marocchina più milanese del mondo.

Infatti (Antonio n.d.a.) Ricci mi chiama “sciura”… avrà le sue ragioni. 

Sono così anche nella vita quotidiana  perché non esiste solo il lavoro; ci sono  anche la vita sociale e la famiglia. Consiglio a tutti di fare qualsiasi cosa con grande passione.

La tua più grande paura?

Ho paura dell’ignoranza. Vedo poca voglia di aprirsi a determinate novità e orizzonti.  La chiusura mentale non ci permette di scoprirci a vicenda e da lì nascono le incomprensioni, le guerre. 

In merito a paura più pratiche, invece, sono una persona leggermente ipocondriaca. Spero di avere lunga vita e salute.

Il colore preferito?

Il blu Tuareg  che è il blu degli uomini del deserto. È un colore pazzesco che nel deserto  esalta tutti gli altri colori che ha intorno.

È un colore che adoro fin da piccola nonostante io indossi il rosso per lavoro. Il rosso è un altro bel colore che rappresenta la passione, il fuoco ma anche la bandiera del Marocco che è il mio paese. All’inizio, lo racconto anche nel libro, ci ho litigato con il rosso però poi ho imparato ad amarlo e ad indossarlo anche al di fuori del lavoro.

In quale epoca viviamo?

Viviamo nell’epoca dell’apparire. A me dispiace molto perché potremmo invece badare molto di più alla sostanza. Cerchiamo di essere inclusivi ma nei fatti non lo stiamo ancora facendo. Siamo molto condizionati da come appariamo e da come ci vedono le altre persone. L’apparenza purtroppo conta più dell’essere. La nostra società vive anche attraverso i social che di base non sono un male se vengono usati bene ma purtroppo la nostra società spinge all’individualismo e all’apparire invece bisognerebbe puntare all’essere e alla collettività.

L’individuo è importante ma nel gruppo conta di più. Siamo figli del mondo e dobbiamo preoccuparci non solo di quello che interessa a noi ma anche di quello che interessa agli altri. Nessuno è da solo e io cerco di dare l’esempio. Come? Con la gentilezza e l’educazione. 

Cosa c’è dentro al tuo bicchiere?

Tè verde alla menta, da buona marocchina. Io pasteggio con il tè. Mi fa sentire a casa.

Ultimo pasto prima del patibolo?

Scelgo due piatti delle mie due culture: la parmigiana di melanzane e un buon cous-cous agrodolce con l’uvetta e la cipolla.

Sei o sei mai stata fumatrice?

Sì, lo sono stata. Il fumo è un po’ come una relazione tossica che sai che ti fa male ma non puoi farne a meno. Però come in tutte le relazioni tossiche c’è sempre la speranza di liberarsene. Io, nello specifico, ho fatto l’agopuntura dato che amo la medicina orientale e ho smesso. Mi piacevano i sigarini. Ma la relazione tossica ogni tanto ritorna e bussa al cervello, però impari a comandarla e anche se ci caschi per una sera l’evento resta circoscritto.

Il libro sul comodino?

Sto leggendo Cecità di José Saramago che racconta di una persona che viene colta all’improvviso dalla cecità e deve capire in che mondo sta: è rappresentativo della nostra società.

Cosa accadrà domani?

È inutile pensare sempre al domani perché l’oggi porterà comunque al domani. Evitiamo di procrastinare sempre i nostri impegni anche perché domani non sappiamo cosa succederà e sopratutto non dipende solo da noi;  lavoriamo sull’oggi: se impariamo a migliorare oggi domani sarà sicuramente un giorno migliore. 

Ciò detto,  ho appena finito il mio libro e lo sto portando in giro in tour. Prima di votarmi ad altri testi vorrei dare lunga vita a questo: ci ho messo l’anima, del resto,  parlando di argomenti scottanti e molto personali.

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Davide Bertellini
Folgorato fin dai primi anni dell'adolescenza da un'inarrestabile e sempre crescente "passione gourmet" a 21 anni aveva già fatto due volte il giro del mondo. Oggi, imprenditore nel campo della moda e del lifestyle, ha sostituito alla palestra il ristorante e, in qualità di jetsetter, frequenta i più importanti party e charity events nel mondo. Poliglotta, con la scusa di girare il mondo per il suo lavoro nel campo della moda frequenta i più bei ristoranti alla ricerca di quello migliore, che purtroppo non ha ancora trovato. Founding member Gustavia Yacht Club di St. Barth, è anche top reviewer italiano della guida americana Opinionated About Dining, scrive su Identità Golose per Paolo Marchi e su Passione Gourmet, al quale è affiliato a capo della direzione marketing. Sogno nel cassetto? Un tour mondiale dei ristoranti “3 stelle” della Guida Michelin con fotografo, ghostwriter e jet privato.

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