Si sapeva da qualche tempo che prima o poi ci avrebbe lasciato. Era un grande uomo prima di essere un produttore di Barolo.
Mauro Daniele aveva un’intelligenza rara, dotato di un’umiltà palpabile anche nei vini. La sua sensibilità e il suo fare, senza urla, lo hanno portato a vinificare moltissime vigne. Punto di riferimento per inventiva e ricerca di equilibri, meglio se con molte variabili. Non si risparmiava mai, si concedeva poco, non lasciava mai nulla al caso. Un tecnico, un fratello presente, un padre di famiglia. Una roccia che fino all’ultimo ha provato a non sgretolarsi, per non far star male gli altri. Un animo buono, gentile. Impossibile non accorgersene. Da quella sua capacità d’osservazione del mondo, sceglie da subito di guardare oltre. Sembrava quasi si divertisse a complicarsi la vita, decidendo di dedicarsi sempre a scopi più grandi. Per le sue terre, per il Barolo. Con l’inseparabile fratello Savio dopo l’esperienza dai Ceretto mette su casa, una propria cantina. Una bomboniera in cui sfogare con libertà le idee.
Quasi quaranta le vendemmie alle spalle. C’era una capacità al di poco unica nell’assemblare varietà bianche. Gli piacevano i Riesling, i Sauvignon, la Francia era tra i punti di riferimento ma si doveva trovare una direzione diversa. Da quelle sbicchierate dalle botti seguite da bottiglie d’Oltralpe faceva presente come i francesi siano sempre stati in grado di cambiare modo di fare il vino, riuscendo però a far parlare, e parlare, del tanto chiacchierato, abusato, “terroir”. Sapeva di avere tra le mani piccoli tesori, si poteva fronteggiare i francesi anche con in bianchi. Non solo Nebbiolo o Barbera. A Novello inciampa nella Nascetta, varietà semiautomatica delle Langhe. Diventa una Doc ma non basta, si certifica la presenza storica dell’uva a Novello e pertanto diventa – doveva essere – una sottozona.
Si omaggia la storia vinificando la vigna storica, lì dove tutto è nato, dove anche le piante vecchie potrebbero raccontare di un animo caparbio, testardo.
“È buonissima, diversa dalle altre”
“Dobbiamo provare a fare grandi vini”
Non lasciava mai trapelare le sue fatiche, non si sbilanciava mai sulle vendemmie. Ma quando appoggiava la mano su quella barrique di Nebbiolo da Barolo sapeva di essere davanti a un’annata di alto lignaggio.
“Bisogna aspettare quattro anni, cerchiamo di non rovinare nulla.”
Un uomo di prudenza, sorrideva di nascosto, manifestava il suo bene con i gesti o, meglio, i fatti. Dotato di una personalità che ha fatto e continuerà a fare la differenza. Difficile fermalo, e contraddirlo. Sebbene ascoltasse con umiltà ogni critica. Uno dei suoi principali scopi? Essere un portavoce delle sue terre. Nella sua vita ha ricoperto ruoli di primo piano nella promozione delle Langhe. Dai banchi di scuola la sua attenzione ai dettagli fa breccia in molti. Dopo il militare la sua vita cambia per sempre. Mauro insegna ad andare oltre, a sapere aspettare. A non prendersela troppo. Ad affrontare le sfide, sempre.
“Per come siamo noi, ci metteremo più tempo. Ma riusciremo ad esprimerci.”
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