“Amate il lupo, temete l’uomo”
Mia Canestrini: la “lupologa”, la scrittrice, i programmi tivù e la radio: poi ne parliamo… Ma cominciamo dal “senso del dovere”, dalla passione degli inizi e dalla strada in salita di una giovane zoologa convinta che il suo, in Italia, «sia uno dei pochi lavori in cui non si guadagna, si perde soltanto». Che viene percepita con lo stesso status di un “volontario al canile” (con tutta la riconoscenza che dobbiamo ai volontari!) ed è persuasa che, scaduto il contratto, il suo decennale bagaglio di esperienze tra i lupi andrà perso per sempre nei mille rivoli delle pubbliche amministrazioni e dei finanziamenti a singhiozzo. Che si chiede che senso abbia «restare a fare questo lavoro in un paese che questo lavoro lo ignora totalmente perché ne ignora il senso, la portata e persino l’oggetto». Ecco, lei è rimasta, e avete già capito il motivo per cui l’abbiamo inserita in questa rubrica. Anche se oggi ha dovuto ampliare l’orizzonte, perché il contrattino a tempo determinato è l’anticamera della fuga all’estero o del servizio al banco in un McDonald’s.
Mia Canestrini, bolognese, classe 1982, ha uno di quei curriculum (lo trovate su Linkedin) che occupa diverse pagine tra lauree, master, progetti per parchi, docenze universitarie e “qualche scorribanda nel mondo dei media” (understatement per dire autrice e conduttrice di programmi radio e televisivi di successo, oltre che invitata come esperta).
Per una quindicina d’anni ha vissuto tra gli Appennini a studiare lupi – sole, pioggia, fango e neve – oggi, con un terzo libro in uscita, sembra voler contraddire Nabokov che scriveva: “La letteratura e nata il giorno in cui un ragazzo è corso in paese gridando al lupo, al lupo e dietro di lui non c’era alcun lupo”. Dietro di lei ce ne sono stati tanti.
Sfatiamo il mito che passeggiare da soli in un bosco sia pericoloso: il branco affamato può attaccare l’uomo?
«No, i lupi non ci considerano una preda. Se fosse vero il contrario avremmo da anni una fitta lista di casi, il fatto che questa lista non esista dovrebbe farci riflettere sulla natura irrazionale e infantile delle nostre paure. Attacchi di lupi alle persone sono estremamente episodici».
Cosa si deve fare se si incrocia un lupo? Come si fa a capire se è minaccioso?
«Non si deve fare niente, come quando si incontra qualsiasi altro animale. È buona regola non avvicinarsi mai a nessun selvatico, così come non si dovrebbe approcciare nessun animale in genere se non lo si conosce personalmente o se non si sa tutto della sua biologia e delle possibili reazioni di difesa (del cibo, dei piccoli, del nido, della tana) e autodifesa. Essendo un parente stretto del cane, se un lupo ringhia probabilmente non è felice di vederci. Basta non avvicinarsi oltre».
L’ipotesi è comunque molto remota e nella realtà è difficilissimo vedere i lupi: come mai sono così prudenti?
«Sono animali selvatici, nessun selvatico se non condizionato attraverso il cibo o abituato alla presenza dell’uomo si mostra o si lascia avvicinare volentieri».
Passeggiare nei boschi con un cane può essere pericoloso?
«Può esserlo se nella zona sono noti casi di aggressioni a cani. È comunque buona norma non lasciare libero il cane in spazi naturali e in campagna, perché rappresenta sempre una fonte di disturbo per la fauna selvatica».
Il branco è una famiglia: nel libro “La ragazza dei lupi” racconti la storia di un esemplare paraplegico che non è stato abbandonato ed è riuscito a vivere per diversi anni… ma questo lo lasciamo scoprire a chi vorrà leggerlo… hai persino visto lupi che mangiavano cachi o susine: di cosa si nutrono esattamente?
«Sono molto opportunisti, se necessario trasformano qualsiasi risorsa organica in fonte di cibo. Le prede naturali sarebbero cinghiali, caprioli e cervi, ma anche daini, mufloni, camosci».
Scrivi “amate il lupo, temete l’uomo”: i rapporti sono sempre complicati e parte del tuo lavoro è stato ed è facilitare la convivenza tra i due. Perché non dobbiamo temere l’aumento esponenziale dei lupi e quali sono le regole di base perché uomo e lupo non si pestino a vicenda piedi e zampe?
«I lupi non possono aumentare in modo esponenziale perché sono predatori ai vertici della piramide alimentare, sono territoriali e sono sociali, monogami e tendenzialmente evitano l’incrocio tra consanguinei. La paura che continuino ad aumentare come i topi è un problema culturale che appartiene alla nostra idea di una natura senza regole ed equilibro. Ma la natura è dotata di un senso così alto da non dovercene preoccupare troppo».
Anche perché, spieghi, la presenza dei lupi ha diverse ricadute positive sugli ecosistemi di cui fa parte…
«In realtà questi benefici appartengono a qualsiasi specie esista sul pianeta, uomo escluso. Nessuna specie è inutile o dannosa se lasciata al suo posto, per i lupi basta guardare un qualunque documentario dedicato al Parco nazionale di Yellowstone, per capire come sarebbe l’emisfero boreale popolato dai lupi di un tempo e senza la nostra interferenza».
Anche se in Italia ci sono sostanzialmente due sottopopolazioni, quella alpina e quella appenninica, il “lupo italico” è una varietà tutta “nostra”: come fa a non ibridarsi se i lupi, staccandosi dal branco percorrono anche centinaia di chilometri? Non varca i “confini nazionali”?
«Infatti si ibrida! L’incrocio tra esemplari appartenenti a popolazioni, sottospecie o specie diverse è un evento normale in natura, spesso un acceleratore dei processi evolutivi e di creazione di nuove specie o di popolazioni ibride. Nelle Alpi orientali, ad esempio, i lupi italici si sono incrociati con altri provenienti dalla Slovenia e appartenenti alla popolazione e sottospecie europea».
Come si fa a capire se un lupo è ibrido? Basta guardarlo?
«Dipende da cosa intendiamo per ibrido: se figlio o discendente dell’incrocio tra un lupo e un cane spesso si possono osservare delle anomalie morfologiche. Alcune sono macroscopiche, come il colore del mantello, altre non possono che essere rilevate solo attraverso la cattura dell’animale. A volte, sì, basta guardarlo».
Nel libro consigli di sterilizzare sempre i cani che vivono in campagna in libertà: perché?
«Perché i cani sono attratti dai lupi in calore, e viceversa, perciò il rischio di incrocio tra i due animali, parenti stretti e in grado di produrre prole fertile, è molto alto. L’ibridazione tra lupo e cane non è un fenomeno naturale ma antropogenico, cioè legato all’esistenza di un animale domestico che non è gestito adeguatamente dall’uomo, ai fini della tutela della fauna selvatica. Il patrimonio genetico del lupo rischia di venire compromesso irrimediabilmente».
Tanto è stato fatto negli ultimi anni a livello europeo e italiano per la tutela dei lupi e di altre specie protette: due idee per migliorare ancora le cose?
«È stato fatto tutto il possibile, secondo me non si può fare di meglio».
La più grande soddisfazione che ti ha dato questa attività?
«Vivere la vita che volevo, libera e in montagna. Ma anche stringere simpatiche amicizie con gli allevatori e sentirli parlare relativamente bene dei lupi».
Cos’è per te il senso del dovere?
«La capacità di prendersi le proprie responsabilità: nel lavoro significa essere onesti intellettualmente, mettersi al servizio di una causa con serietà, avere delle priorità che prescindono dai propri interessi personali».
“Dai lupi ho imparato a resistere. Ma dai lupi ho imparato anche a piegare la testa quando è il momento di arrendersi” è uno dei tanti insegnamenti che hai appreso durante la tua esperienza sul campo: dai un consiglio a un nipote adolescente su come affrontare la vita…
«A volte insistere, resistere o fissarsi su un percorso o un’idea può sembrare sintomo positivo di determinazione. Ma la determinazione non deve fare coppia con l’ottusità. Bisogna imparare ad essere elastici, a rinunciare, a fare un passo indietro o anche a fidarsi del percorso alternativo: non sai mai quali incredibili porte si possano aprire se lasci andare le cose, se segui il flusso o semplicemente riponi un po’ di fiducia nella vita e negli altri».
Qualche rimpianto? Cose che non hai fatto o avresti voluto fare, cose che vorresti cambiare?
«Vivere all’estero, esperienza che ho evitato e ora rimpiango, tornassi indietro studierei altrove e lavorerei ancora più altrove».
Un libro di grande successo, La ragazza dei lupi – La mia vita selvaggia tra i lupi italiani (Piemme), uno uscito da poche settimane, Custode di cuori (ElectaJunior), fiaba pedagogica sull’avventura notturna di un bambino di dieci anni e un lupo nero; un altro presto in libreria: ci anticipi di cosa si tratta?
«Del nuovo libro non posso ancora dire nulla, mentre Custode di cuori è un romanzo di formazione, ma anche un libro che avvicina i più giovani a temi di ecologia che diventano sempre più di attualità, come la necessità di ripensare la città in veste di ecosistema urbano, anche a misura di animale selvatico. La storia in sé è una storia di liberazione dalla paura, di vivere, amare, esprimersi e soprattutto fidarsi degli altri. Per questo il lupo nero: perché tra tutti gli animali notturni è quello di cui siamo portati a fidarci meno».
...segui Mia Canestrini.
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