Chi sei?
Maurizio Marinella, classe 1955, terza generazione della famiglia Marinella.
Alessandro Marinella, classe 1995, quarta generazione della famiglia Marinella.
La tua più grande passione?
MM: È lo sport, le lunghe camminate, il tennis, le nuotate. Tutto legato ad una altra grande passione, ovvero quella per le sneakers, che mi infondono quel senso di libertà che nella vita lavorativa mi è sempre mancato.
AM: La mia più grande passione, oltre all’abbigliamento, è la cucina. Sin da quando ero piccolo sono sempre stato vicino alle donne di casa – mia nonna e mia madre – che erano le più brave. Da loro ho imparato inevitabilmente ricette segrete che ho cercato, in varie occasioni, con gli amici, di sperimentare. Ovviamente è differente quando si cucina per gli altri, dove bisogna fornire il massimo impegno e la massima dedizione, mentre mi rilassa molto quando cucino per me stesso.
La tua più grande paura?
MM: Non ho paura della morte o del domani ma di non essere indipendente o autosufficiente a causa di un problema di salute.
AM: La mia più grande paura è quella di essere fagocitato dagli eventi, ovvero non sentirmi padrone della mia vita e quindi di assecondare situazioni, sia lavorative sia di vita privata, che non siano dipese dalle mie scelte.
Il tuo colore preferito?
MM: Il blu, ma amo moltissimo anche il grigio e il bordeaux. Colori che accoppio con piacere nelle scelte quando faccio nuovi disegni per le cravatte.
AM: Il mio colore preferito è il rosso. Da sempre ho vissuto guardando le tonalità del blu che avvolgono l’azienda di famiglia, un colore, questo, che mi infonde calma e tranquillità mentre il rosso è il colore della passione, della fuga dall’ordinario, di un qualcosa di più profondo. Forse.
In quale epoca viviamo?
MM: In un’epoca che mi da un senso di inadeguatezza: troppi social, troppa comunicazione digitale, poco sentimento e calore, una assenza costante nel potersi guardare negli occhi, valori che si stanno sgretolando oltre a comportare, anche, un decadimento di gusto.
AM: Viviamo in epoca votata all’appariscenza; il passato era sicuramente più di concretezza. Ora dover apparire è la cosa più importante di tutte ed è una cosa molto triste, lo testimoniano i social network e le false vite rappresentate su di essi. La vita reale è un‘altra, ed è fatta di amici, relazioni, emozioni, sentimenti, ma sono sicuro che si tornerà a quella concretezza che ha sempre contraddistinto il genere umano.
Cosa c’è dentro al tuo bicchiere?
MM: Non sono un bevitore. Ma preferisco vederlo carico delle emozioni che continuo a vivere. E della voglia di continuare a fare per tramettere una bella Italia e, soprattutto, una bella Napoli.
AM: Nel mio bicchiere, essendo un salutista, c’è sicuramente acqua. Quando mi devo concedere qualcosa di alcolico, magari da accostare a del buon cibo, sicuramente un bel bicchiere di vino bianco, rosso o rosé, l’importante è che mi piaccia. Non deve trattarsi obbligatoriamente di un vino pregiato o costoso.
L’ultimo pasto prima del patibolo?
MM: Sicuramente il mio piatto in assoluto preferito, in ogni occasione, è uno spaghetto con il pomodoro fresco ricoperto di Parmigiano e basilico fresco.
AM: È sicuramente difficile scegliere un pasto prima del patibolo, sarei indeciso tra pasta con lo Stilton – un formaggio inglese dal sapore intenso e forte – oppure la pasta al pomodoro della mia nonna con tanto, tanto Parmigiano, o la famosissima pizza Margherita dell’Antica pizzeria Da Michele.
Sei mai stato fumatore?
MM: No. Tranne 15 giorni nella mia vita quando ero giovanissimo e si compravano le sigarette sfuse, per atteggiarmi a essere più grande insieme a un mio amico comprammo 10 sigarette sfuse e le fumammo in paio di giorni. Comunque non ho mai sentito l’esigenza di fumare anche perché avendo sempre fatto sport sono sempre stato molto rigoroso con me stesso.
AM: Non sono mai stato fumatore, ho provato a fumare ma non mi è mai piaciuto.
Il libro sul comodino?
MM: Purtroppo i miei orari non mi consentono di rilassarmi con un buon libro. Ho sempre aperto e apro il negozio tutti i giorni alle 6 di mattina e torno a casa alle 9 di sera, questi orari non mi hanno mai concesso la possibilità di potermi concedere una sana lettura.
AM: “Arsenio Lupin il ladro gentiluomo” di Maurice Leblanc, che è l’edizione che ha ispirato la serie attuale, su Netflix.
Cosa accadrà domani?
MM: Spero, come tutti i genitori, di lasciare a mio figlio Alessandro un mondo migliore, con dei valori importanti che non possono e non devono essere dimenticati. In particolare, gli lascio un testimone che, sono certo, raccoglierà e porterà avanti con grande impegno e dedizione. Con lui, quarta generazione della famiglia, la Marinella affronterà il futuro in modo consapevole, mantenendo i valori del passato, adattandosi ad nuovo mercato, ad un commercio che parla di omnicanalità e di sostenibilità. Già oggi E. Marinella ha messo in campo progetti sostenibili per la realizzazione di cravatte con un tessuto 50% seta e 50% di una fibra ottenuta dalle bucce d’arancia (Orange Fiber) e altri materiali biodegradabili al 100%, come la capsule collection in collaborazione con TBD Eyewear, occhiali in bio-acetato.
AM: Sono molto molto fiducioso e, come dimostrano tutti i trend ciclici della storia, sono sicuro che nel prossimo futuro ci sarà una rinascita degli antichi valori, non solo, come dicevo prima, il ritorno alla concretezza, ma una sana e sicura rinascita dell’Italia dal punto di vista dell’artigianato, dell’economia ma anche dell’estetica di un paese che, forse, è ancora il più bello del mondo.
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