Mille et un flacons

Il Galateo del Profumo

Negli SCORSI EPISODI abbiamo illustrato ampiamente come la scelta della propria veste olfattiva meriti, affinché parli di noi esprimendosi al meglio, una sfaccettata gamma di approfondimenti, di attenzioni e di studio, ma è altresì importante che questa venga in seguito indossata con discrezione, come gioco, come gesto di auto-gratificazione e magari anche di seduzione, tenendo però sempre presente che, se dosata o impiegata erroneamente, può diventare un tormento soprattutto per le persone che ci gravitano attorno.
Se “de gustibus non disputandum est”, vale quindi la regola che non ci deve essere alcuna regola nella scelta della propria anima olfattiva, (benvenuta dunque, se gradita, qualche goccia di tuberosa o di vaniglia sulla pelle virile e di vetiver e di sandalo su quella muliebre), vero è che esiste una vera e propria etichetta nell’arte di profumarsi, che dovrebbe essere minuziosamente osservata.
La prima regola consiste nel divieto, in ufficio, a colazione, pranzo o a cena, e comunque in linea di massima, di presentarsi in pubblico imbibiti della fragranza che noi amiamo perché, come intuibile, questa potrebbe risultare troppo aggressiva, stonata o banalmente sgradita ancor più ai commensali che vorrebbero gustare il sapore e l’aroma delle pietanze senza essere storditi dall’eccessiva smodatezza nel profumarci.
Diverso il discorso, una tantum come eccezione, per una soirée, a un party, in discoteca, a teatro o dopo teatro, dove non solo sarebbe lecito, ma direi opportuno, “rincarare la dose” della fragranza selezionata (ma mai più di un paio di erogazioni) e magari scegliere un’essenza dai toni più decisi come un Eau de Parfum o addirittura un Parfum.
Metodo, questo, da serbare con attenzione anche perché, quando si impiega da un certo lasso di tempo una specifica profumazione, ci si satura della stessa sviluppando un’anosmia temporanea e parziale, che falsa completamente la nostra percezione della fragranza facendoci correre il rischio di profumarci in modo sproporzionato. Opportuno invece e di buon senso applicarla con moderazione sugli abiti e i tessuti che indossiamo in modo tale che questi non facciano virare la fragranza, cosa che purtroppo sappiamo accade sull’epidermide che ne intrappola peraltro gran parte del suo bouquet; quindi per limitarne l’eccessiva eventuale evaporazione e conferirle persistenza, sarebbe opportuno idratare in anticipo la pelle con creme e lozioni ‘ad hoc’, della stessa famiglia olfattiva o, in assenza, anche neutre.
Un’altra prassi da osservare è quella di applicare l’essenza – senza mai però frizionarla sulla cute perché se ne romperebbero le molecole odorose – dove si avvertono le pulsazioni del cuore, ossia su caviglie, collo, cavo popliteo, polsi e inguine (ne sapeva qualcosa la leggendaria maestra di seduzione Madame du Barry) affinché insieme al calore emanato, possa effondersi più soddisfacentemente il suo aroma.

Ancor meglio, se in versione spray, sarebbe perfetto nebulizzarla appena nell’aria ed entrarvi lasciandosi avvolgere dalle sue spire olfattive.

Un altro buon criterio da seguire consisterebbe nell’astenersi dal domandare ad una persona che si conosce appena, vieppiù ‘coram populo’, quale fragranza ella indossi, così come nel bon ton è sconveniente chiederle l’età, altrettanto è volere sapere quale profumo questa abbia addosso in quanto il profumo è sì un accessorio ma è, come detto, la nostra veste olfattiva e, come tale, va custodita segretamente.
Ultima, ma fondamentale nozione da ricordare, che vale poi per un approccio equo e garbato nella vita, è la sentenza della Scolastica medievale, derivante da alcuni pensieri dell’Etica Nicomachea di Aristotele, che recita ‘in medio virtus stat’, secondo cui la moderazione e l’equilibrio sono sempre maestre di vita, traducendosi dunque in un invito alla sobrietà, alla compostezza e all’eleganza.
Lascio a voi, ora, il piacere di impiegare al meglio, magari anche con un pizzico personale di fantasia, queste piccole ma importanti istruzioni sul galateo del profumo.
...segui Alessandra.

Frank Sinatra e il suo indissolubile rapporto con Jack

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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