Utopia del bicchiere della staffa

Ian Fleming 

Carta, calamaio, penna e alcol

L’indissolubile rapporto tra uno scrittore e il fondo di una bottiglia ha testimonianze in ogni secolo e in più parti del mondo e a più livelli sociali.
A quanto pare sembra essere uno dei requisiti fondamentali per arrivare al successo, magari postumo, ma comunque glorifica la propria esistenza letteraria tramandandola ai posteri.

Un altro appassionato, di Gin soprattutto, è lo scrittore britannico Ian Lancaster Fleming.

Non so a quanti questo nome suoni familiare, ma è l’autore nientepopodimeno che dei romanzi di James Bond. Ma chi è Flaming, e come arriva a concepire una saga resa celebre da film che hanno attraversato almeno tre generazioni senza accusare il tempo che passa?

C’è da dire che il giovane Ian nasce nel 1908 da una famiglia benestante, in cui il padre è un deputato conservatore inglese e il nonno un ricco banchiere scozzese. Il padre però muore presto e Ian, secondogenito, sente sia la pressione di una famiglia importante alle spalle, sia la competizione col fratello più grande dallo spiccato intelletto e dalla buona condotta.
Ha una adolescenza burrascosa, ribelle e soprattutto dedita all’alcol. Iniziò a scrivere qualcosa senza troppo successo, durante i suoi anni al college di Eton, ma venne ben presto espulso. La madre lo mandò in accademia militare per cercare di addrizzarlo un po’. Andò male anche lì, così la povera genitrice esasperata lo inviò nel 1928 a Kitzbühel, cittadina austriaca che diventerà famosa tre anni più tardi per l’istituzione di una due giorni di gare di sci. Qui sembra acquisire un equilibrio e si appassiona a questo sport dove sembra ottenere buoni risultati. Diventa giornalista e, in seguito alla morte del nonno, cerca di entrare negli affari di famiglia come banchiere. Nel 1939 viene chiamato alla dipendenze dall’ammiraglio John Edumund Godfrey, direttore della Naval intelligence della Royal Navy, come suo assistente personale, inizialmente con il grado di tenente, ma promosso capitano di corvetta dopo pochi mesi. Il suo compito sostanzialmente era quello di intermediarzione e di spionaggio.

A questo punto della sua vita aveva messo insieme le conoscenze da spia, da sciatore e quelle di scrittore, oltre quelle da consumato intenditore di alcolici.

Dal 1945 al 1959 lavorerà per il Sunday Times.
Durante il viaggio di nozze avvenuto nel 1952 scrive il primo romanzo con protagonista il mitico James Bond: Casinò Royale. Il successo diventa enorme, apprezzato sia dal pubblico che dalla critica. La sua tabella di marcia lavorativa era eccellente, 4 ore di scritture al giorno: dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 19.

Succede qualcosa di particolare, ovvero personaggio e scrittore iniziano a fondersi e compenetrarsi, Ian inizia a trasformarsi nel suo personaggio, il quale ovviamente prima prendeva spunto dal suo scrittore e non viceversa.

L’abuso di alcol si legò indissulibilmente a quello del fumo di sigarette, ma di una tipologia speciale fatta appositamente per Flaming, come nei sui romanzi Bond ne consumava una tipologia fatta appositamente per lui.
Nel ’62 esce il primo film con protagonista SEAN CONNERY nei panni dell’affascinante Bond, il successo è clamoroso e fa da cassa di risonanza ai già celebri romanzi.
In tutto saranno 11 più 3 raccolte di racconti. Muore a 56 anni per un infarto.
Non posso non abbinare autore e protagonista dei romanzi al mitico Vesper Martini, per altro twist sul dry Martini inventato dallo stesso scrittore per il protagonista dei suoi romanzi:
– 3 parti di Gordon’s Gin 1 parte di Vodka
– ½ parte di kina Lillet (un quasi vermouth francese non più prodotto sostituito ora da uno un po’ più dolce: Lillet Blanc)
– scorza di limone
Si uniscono tutti gli ingredienti nello shaker, si agita e si serve in coppa martini precedentemente freddata, con una sottile scorza di limone.

Il tutto agitato e non mescolato, mi raccomando!

Ecco su questo mi sono sempre arrovellata: perché uno che al grado alcolico ci tiene preferisce che il cocktail venga agitato e non mescolato? Inizialmente pensavo che una volta freddata la coppetta, gli ingredienti venissero inseriti al suo interno e agitata leggermente così da non aver un ulteriore passaggio a contatto col ghiaccio, invece si shakerano. E quindi un cedimento da parte del ghiaccio avviene…
A meno che qualcuno di voi non sappia la risposta, temo non né avrò dai discendenti visto che l’unico figlio è morto per overdose a 23 anni. Rimarrò col dubbio…

A proposito del martini, ricordiamo che due sono pochi e che tre sono troppi!!!

...segui Alessia.

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Alessia Cattarin
Dicono di me: ironica e auto-ironica, granitica sulle posizioni lavorative e personali, ma malleabile se necessario. Socievole. Pessimista cosmica, ma in grado di illuminarsi davanti ad una bollicina. Senza mezzi termini, la diplomazia sembra proprio non riguardarmi. Capace, tenace e professionale, in uno strano modo persino paziente. I complimenti per ultimi: qualcuno ama definirmi Puntigliosa! Di me penso: sono un’irrimediabile sognatrice, una metallara, una fenice, un avvocato delle cause perse, una che non tollera sopraffazioni e ingiustizie. Cinica, per sopravvivere in un mondo concepito con sadismo.

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