Mille et un flacons

Di ghiotti profumi

Sempre più forte, gourmand e avviluppante il legame tra l’industria olfattiva e quella gastronomica

Considerato poi lo scenario mondiale piuttosto complicato e terrorizzante, è vieppiù emergente il bisogno di carezze e di rassicurazioni mangerecce che si estrinsecano nella ricerca e nella necessità di personalizzare con sentori buoni le nostre case, le nostre automobili e i nostri spazi.
Negli Stati Uniti d’America da parecchi anni oramai è diventata un vero e proprio ‘must’, tanto che le vendite di candele e di profumi d’ambiente di nicchia ‘gourmand’ sono aumentate in modo esponenziale.
Pioniera è stata l’azienda di fragranze D.S. & Durga di New York City, che in collaborazione con il rinomato ristorante della città Jupiter, situato al piano inferiore del Rockefeller Center e che impiatta ogni dì pietanze esclusivamente italiane, ha creato una bugia che ricrea il profumo dell’acqua di ebollizione della pasta satura del suo amido: ‘Pasta Water’. “L’acqua della pasta vera è un profumo d’ambiente tranquillo. Ci è voluto un po’ di tempo per ottenere l’acqua e l’amido giusti. Penso che sia il bacio dello chef”, parola di David Seth Moltz, Profumiere e Founder della Casa, che per il goloso e nostalgico ‘Breakfast in Leipzig’ aggiunge: “Volevo creare il profumo del caffè Zimmermann di Lipsia dove Bach scrisse la sua famosa Cantata di Giava nel 1700. Immagino tavolini affollati di persone che fanno colazione con pasticcini alle mandorle burrosi e caffè forte. Fumano pipe, leggono giornali, parlano. Creme di latte, vapore di cucina, nuvole di tabacco, un accenno di vecchio camino nell’angolo e rivestimenti in pelle bordeaux sulle poltrone“…
Anni addietro, colossi più ‘mass-market’ sempre battenti bandiera stelle e strisce come Yankee Candle, avevano già proposto moccoli emananti effluvi ghiotti, come la sdilinquente ‘Banoffee Waffle’, ispirato all’iconica cialda a nido d’ape ricoperta di gelato alla banana, con tocchi di caramello e cioccolato e poi ancora la poetica ‘Christmas Cookie’, che riproduce teneramente il sentore dei dolcetti delle feste cotti al forno, che riempie la casa con note golose di burro e di vaniglia; poi la super refrigerante ’Iced Berry Lemonade’, che evoca un bicchiere ricolmo di limonata ghiacciata ed edulcorata con note di zucchero, di pompelmo rosa e di pomelo.
Per il brand di fragranze FLAMINGO ESTATE, che domina sulle colline di Los Angeles, il profumo del pomodoro San Marzano verde ‘Roma’, cultivar largamente diffuso negli States, nel 2020 diviene reliquia e top seller (20.000 candele esaurite in un battito d’ali), grazie a ‘Roma Heirloom Tomato’, catapultandoci a rébours nel ricordo di tante giornate assolate trascorse durante la bella stagione nei rigogliosi giardini e orti italiani e di cui non saresti mai sazio.
Anche in ambito nazionale, le fragranze per ambiente traenti spunto da piatti vessillo del nostro patrimonio gastronomico è in costante sviluppo; il neonato marchio Domenica Italiana celebra indefessamente l’italianità e si ispira a varie specialità culinarie e regionali, al souvenir della vacanze trascorse nel Bel Paese: pittoresca e ‘core de Roma’, la candela ‘Voglia de Carbonara’, quella dal gusto casalingo e schietto, approntata con tocchi di pepe nero, farina, guscio d’uovo, note di Pecorino romano e guanciale.
Omaggio al piatto meneghino per eccellenza, quella al ‘Risotto allo Zafferano’, connotata da note polverose dei chicchi del riso, pistilli di zafferano, burro congiunte a tocchi sfumati e fruttati di vino bianco; super italica la candela ‘Pizza Margherita’, ove rallegrano le note della tanto amata passata di pomodoro della nonna, della farina e delle foglie aromatiche di basilico; infine, ultra corroborante e dolce quella al Tiramisù, che inebria con l’aroma dei biscotti savoiardi imbibiti di caffè, delle note dello zucchero semolato, della crema di mascarpone e del cacao amaro.
...segui Alessandra.
Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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