Mille et un flacons

L’artisan parfumeur

Questa ironica, colta e fantasiosa linea di “Profumi d’Autore” venne avviata inconsapevolmente nel 1976 dal chimico e profumiere Jean Laporte quando un amico coreografo gli chiese di realizzare come “divertissement” una fragranza al sentore di banana per una soirée a “Les Folies Bergère”; va da sé che questa creazione riscosse subitaneamente un successo esplosivo presso il pubblico che soprannominò il creatore per l’appunto “L’Artigiano Profumiere” grazie alla sua capacità innata di confezionare ottime fragranze e che il Naso, divertito e compiaciuto da questo epiteto, impiegò per dare il nome alla sua linea di essenze.
Qualche anno dopo Jean La Porte incignò in Rue de Grenelle la sua prima boutique parigina di fragranze da indossare e di profumi d’ambiente, candele e superbe “BOULES D’AMBRE” (sfere di argilla di vario calibro e fattura decorate a mano ciascuna differente dall’altra e disseminate di piccoli fori che effondevano conturbanti aromi di ambra grigia).
Nel 1978 realizzò “Mure et Musc”, cristallizzazione di una giornata d’estate trascorsa da piccino nelle campagne francesi a cogliere more dai rovi, che volle coniugare assieme a note più selvatiche e muschiate incignando così un genere olfattivo “Gourmand“ rivoluzionario.
Appena tre anni dopo l’autore cedette il suo brand creandone uno proprio chiamato “Maître Parfumeur et Gantier”.
“L’Artisan Parfumeur” procedette quindi in modo autonomo ideando indiscussi capolavori della Profumeria Artistica moderna dai nomi conturbanti ed evocativi quali: Voleur de Roses”, “Premier Figuier”, Passage d’Enfer”, “La Chasse aux Papillons”, “Fou d’Absinthe”, il recentissimo “Abyssae 33” e molti altri ancora.
Il primo, tradotto in italiano, “Ladro di rose” risale al 1993 opera del Maestro Profumiere Michel Almairac: ebbene esiste forse qualcosa di similmente poetico e meritevole della più totale indulgenza dell’immagine di un uomo che ad un primo rendez-vous, impacciato e in ritardo per la pioggia, si rende colpevole della sottrazione di un fiore colto al volo da una siepe per omaggiare e ammansire la sua amata?

Non mi sovviene invero alcunché ma potente alle nari è il sentore di fiammeggianti petali di rosa misti al patchouly terroso e umido.

Nel 1994 la talentuosa Olivia Giacobetti dà vita alla fragranza più iconica di sempre -che vanterà poi una sequela di imitazioni sia da parte della Profumeria Magistrale che da quella commerciale- “Primo albero di Fico” ove cattura le prime percezioni olfattive della pianta allorché bimbetta, riorganizzandole grazie ad una miscela di latte e foglie della pianta legandole al sentore di cortecce essiccate dalla canicola delle estati trascorse nel Sud della Francia.
Il terzo profumo, ”Passaggio dell’Inferno”, sempre ad opera della succitata Olivia che vanta collaborazioni anche con molti brand di lusso come Guerlain, Hermès, Diptyque, Lubin et alia, deve la sua denominazione al Vicolo nel quale era sita negli anni Settanta la prima boutique dell’Artisan Parfumeur ove si effondevano allegoricamente elisir di incensi, di legni e di empirei gigli contro le tentazioni dell’inferno!
Tenero omaggio all’età dell’innocenza la terza fragranza di Anne Flipo (Frédéric Malle l’ha recentemente scelta per comporre Synthetic Jungle) “La caccia alle farfalle”, lanciata sul mercato nel 1999 ove echi di corse nei prati, sole di primavera sulla pelle accaldata, effluvi di fiori di arancio e di tigli si rincorrono danzanti nell’aria assieme a risa gaie di bambini…

Quanta struggente e leggiadra poesia in un battito d’ali!

Affezionata creatrice di Artisan, Olivia Giacobetti, compone nel 2006 “Pazzo d’Assenzio”, superbo ed evergreen ossequio alla leggendaria Fata Verde, che porta allucinazioni anestetiche, dipendenza e follia. Uno squilibrio olfattivo intriso di assoluta libertà caratterizzato da note verdi di assenzio amaro che si fondono ossimoricamente a quelle dei fiori di angelica.
Abyssae 33 di Daphné Bugey conclude la narrazione temporal-olfattiva di “Artisan Parfumeur”, ma solo in attesa di un altro prodigio creativo. Una fragranza dal timbro profondo e vorticoso, dove l’eucalipto incontra la sensualità della rosa e note legnose, vibranti e avviluppanti di cashmeran, provocando meri abissi di vertigini…
...segui Alessandra.

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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