Chi sei?
Sono prima di tutto un medico; poi sono un padre e un marito. Sono un uomo fortemente volitivo e molto testardo nei miei obiettivi. Avevo ben chiaro da sempre dove volessi andare e ho avuto fortuna, ma credo di averla sempre incoraggiata perché non mi sono mai risparmiato.
Ho fatto il primo anno di università fuori Genova per volere di mio padre, sono stato negli Stati Uniti e, poi, a quarant’anni sono andato a fare il primario a Udine. Sul più bello della mia vita, all’improvviso, è morto mio padre, proprio quando pensavo che mi avrebbe potuto dare una mano per consigliarmi sulle scelte a cui andavo incontro. Così, mi sono trovato solo senza più punti di riferimento.
Oggi, però, sono una persona realizzata e orgogliosa: ho una moglie che amo follemente e due ragazzi straordinari. diciamo che sono un uomo felice.
La tua più grande passione?
Sono due: la famiglia e il lavoro. Divido la mia vita tra queste due cose; non ho particolari hobby se non giocare a calcetto da quando andavo al liceo. Amo anche sciare, ma appena ho un attimo cerco di dedicarlo alla mia famiglia anche perché ho una vita professionale che, negli ultimi due anni, è diventata molto intensa. Anche prima, quando ero primario a Udine, ho girato il mondo e tenuto conferenze in ogni angolo del globo sulla mia specialità: l’uso degli antibiotici.
La tua più grande paura?
La mia paura è che l’anno dopo sia peggio dell’anno prima.
Fondamentalmente fino a oggi sono cresciuto: più di ieri e meno di domani, questo il mio motto. Pertanto è il giorno in cui non crescerò più, se mai arriverà, è quello che mi fa più paura.
Il tuo colore preferito?
Sono due i miei colori preferiti: il rosso della passione per tutto quello che faccio e dell’ amore per il mio lavoro, e il blu che è il colore del mio Genoa ma è anche il colore del mare che, per me, è motivo di trasporto e punto di riferimento. Sono stato lontano dal mare per 8 anni, quando stavo a Udine, e mi mancava come l’aria. Questi due colori, uniti, sono anche i colori della mia squadra del cuore.
In che epoca viviamo?
Viviamo nell’epoca delle competenze ma, in verità, è l’epoca del pressappochismo e a me fa molta paura questo mondo dove uno vale uno. Oggi le informazioni arrivano attraverso i social o tramite Google: Mi fa paura un mondo che non compra i libri, che non vuole crescere e che si nutre solo di immagini e di superficialità.
È un mondo che dobbiamo cambiare soprattutto per i nostri figli che sono assuefatti al mondo virtuale.
Penso che viviamo in un’epoca in cui il virtuale ha sostituito il reale e dovremmo invece tornare ad avere competenza e tanta realtà. Lo stesso Covid ci ha portato a essere virtuali: la gente compra solo su Amazon non va più nei negozi, non compra più un libro o un giornale. Mi ricordo da ragazzo le difficoltà incontrate per imparare a leggere il giornale, nel senso che non sapevo come tenerlo in mano, sfogliarlo e piegarne le pagine: ecco sono anche queste le cose che abbiamo perduto.
Cosa c’è nel bicchiere?
Io sono innamorato delle bollicine, in particolare dello Champagne: mi spiace ma sono molto francese in questo senso sebbene debba ammettere di essere fondamentalmente un rossista. Amo il rosso. Sono per i rossi corposi, dal Merlot al Pinot Nero invecchiato, e per parlare di un amico comune, se devo andare su un vino impegnativo per una serata col botto direi champagne come aperitivo e poi un Amarone de La collina dei Ciliegi: MASSIMO GIANOLLI mi ha anche insegnato una ricetta che sento ormai mia anche se riconosco ogni volta il suo copyright: il risotto all’Amarone, che davvero è tanta roba. Ho una blusa nera da cuoco e quando sono a casa mi diletto a cucinare. Sono diventato bravo quasi come lui. Amo cucinare e ho sempre detto a mia moglie che quando andrò in pensione aprirò un ristorante e lo chiamerò “Dal Professore”.
Ultimo pasto prima del patibolo?
Sicuramente una fetta di focaccia oppure una bella trenetta al pesto di quello fatto bene col basilico di Prà. O, ancora meglio, una fetta di focaccia con spalmato sopra un po’ di pesto!
Fumatore?
Lo sono stato e sono un saltuario fumatore. Sono quello che si chiama un social smoker; mi piace fumare quando sono in compagnia e fumo dei sigarini.
Il libro sul comodino?
In questo momento sto leggendo il mio libro appena uscito “IL MONDO È DEI MICROBI”. Una delle cose più belle quando si scrive un libro è rileggere quello che è stato scritto che, ogni volta, sembra diverso. Non sono un lettore di romanzi, anche se Sono stato un super fan di Clive Cussler di cui ho letto praticamente tutto quando ero giovane. Se dovessi dire quale libro leggere in estate, rilassato, sotto l’ombrellone direi una cosa leggera come Fabio Volo. La vita è già talmente impegnata che ci manca anche un libro impegnato!
Cosa accadrà domani?
Domani il mondo saprà che i microbi esistono e sono una realtà; fino a due anni fa pensava fossero qualcosa che stava quasi su un altro pianeta e, invece, i microbi sono i veri padroni di questo mondo.
Il nostro domani sarà caratterizzato dalla convivenza con questo virus e con tanti altri.
Oggi la gente è molto più suscettibile ai problemi infettivi di quanto lo fosse due anni fa. Quando arriverà un nuovo problema la gente lo guarderà con occhi diversi perché lo guarderà con gli occhi della paura per il Covid che ci ha cambiato la vita per due anni. Credo che in futuro ci sarà un’attenzione maggiore per i problemi infettivologici e una maggiore consapevolezza di cosa vuol dire rispettare il mondo dei microbi, che passa anche dall’usare bene gli antibiotici, evitare di disboscare e surriscaldare il pianeta. Così come evitare di mangiare gli animali selvatici. Vedo, quindi, un futuro di maggiore consapevolezza: dal momento che questo problema effettivamente esiste, auspico che un altro Covid non possa prenderci, come questo, alle spalle.
Del resto di Covid si parlerà a lungo nei prossimi anni, sarà un leitmotiv come può essere stata la guerra del Vietnam. Spero che ne parleremo al passato, però.
Quanto al sottoscritto, dal punto di vista personale continuerò a rimanere qui a Genova dove sono rientrato proprio perché vorrei che la mia città diventasse il centro più produttivo dal punto di vista scientifico sulle malattie infettive.
Oltre a ciò non abbandonerò il ruolo di divulgatore scientifico che mi sono ritagliato negli ultimi due anni; mi sono infatti reso conto che da professore universitario è importante parlare agli studenti e ai pazienti ma è altrettanto importante parlare al popolo, che ha bisogno di più competenza e meno fake news.
...segui Matteo Bassetti.
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