A spasso nel tempo abbiamo conosciuto la smodata passione di Nerone per le rose, che faceva spargere ovunque durante i suoi suntuosi banchetti e persino mentre passeggiava sulla spiaggia; poi, la consuetudine di Re Davide di imbibire i propri abiti di opopanax e di cassia.
In tempi molto più recenti, nel corso del XIX secolo, l’imperatore Napoleone, che tollerava a malapena l’Acqua di Colonia, l’acqua e ancor meno il sapone, giudicava i profumi pozioni lussuriose che, incitando alla lascivia e all’indolenza, attentavano all’energia, alla virilità e al vigore delle sue truppe.
In Italia, fino al 1960, per gli “uomini veri” (?) era tollerata solo una breve frizione dopo la rasatura e lo sport con un “eau fraîche”, badando poco o nulla a quale fosse e, soprattutto, a che sentore avesse. Solo queste acque, esperidate e boisée, erano giudicate conformi ai canoni maschili essendo stati banditi tutti i bouquet a base di fiori, frutti, musk e ambra in quanto note “da femminucce”.
Ma, ecco, la prima trasgressione olfattiva di “Pour un Homme” de Caron, che irrompe sulla scena con una lavanda selvatica di Montepellier, magistralmente vanigliata.
Nel panorama mondiale, invece, con riferimento agli Stati Uniti, non possiamo non menzionare “Old Spice” e, in Germania, le note “fauves” di “Tabac Original”. Ma è nel 1956, con “Eau Sauvage” di Christian Dior, che inizia una vera e propria rivoluzione dei criteri olfattivi della profumeria maschile.
Il suo creatore, Edmond Roudnitska, aveva sognato e formulato in realtà un profumo da signora! Il suo epico bouquet è infatti uno “chypre” (bergamotto, rosa, gelsomino, muschio di quercia et alia) connotato da tracce fiorite solennemente vietate nelle più famose acque maschili del tempo.
Fu proprio questo profumo scandaloso – che annoverò presto, ovviamente, grandi estimatori, anche tra la clientela femminile – a divenire un simbolo della profumeria “unisex”.
Parallelamente, però, non possiamo non rammentare il lancio epocale, nel 1975, di “Grey Flannel”, capolavoro dello stilista americano Geoffrey Been, che incarnava un omaggio super fiorito al tessuto di flanella intriso di violetta di Parma.
Ecco, dunque, il fiore, che irrompe come elemento rivoluzionario e trasgressivo: sentore ambiguo per taluni e persino androgino per altri ma, sicuramente, peculiare e unico!
Intorno agli anni ’80 assistiamo ad un vero proprio “exploit” della profumeria maschile la cui clientela esprime un interesse sempre maggiore per la cura del proprio corpo – se vogliamo meno codificata e ingessata – amplificato da slogan pubblicitari che celebrano una moda che rilanciava il colore, la diversità, la libertà giocosa. “Si indossa ciò che si ama”, e così vale per il profumo.
Così, finalmente, “jus” maschili meno ordinari e tediosi allargano gli orizzonti olfattivi, nascono “Cool Water” di Davidoff dalle note fiorite, fruttate ed esondano i sentori iodati nel “New West” di Aramis; aleggiano accordi di legno e di ambra grigia in “Obsession” di Calvin Klein e, dulcis in fundo, “Égoïste” di Chanel si abbandona voluttuosamente a una carnale e iper fruttata vaniglia del Madagascar.
Articolo interessante e ricercato descrizione del profumo molto intensa sembra di sentirne l’odore.
Grazie Emanuela del tuo gentile commento! Ad maiora.