Mille et un flacons

Delle misteriose origini dell’Acqua di Colonia

In Francia non fu che all’inizio del nostro secolo che ebbe fortuna, come compositore, la figura del profumiere il quale, prima della Rivoluzione, poteva contare solo su una sorta di confraternita, quella dei “Maîtres Parfumeurs et Gantiers”.

Questa, fondata da un editto di Philippe Auguste intorno al 1190, vietava loro di sviluppare proprie attività commerciali individuali, eccezion fatta per qualche personalità di spicco, come ad esempio Renato il Fiorentino, profumiere accreditato presso Caterina de’ Medici il quale, nella sua boutique di Parigi, creava sia deliziosi estratti che pozioni velenose o, ancora, per il più celebre Martial, officiante alla corte di Luigi XIV, il quale aveva ereditato dalla madre una folle passione per i “senteurs”.

Fu solo dopo il 1789 che i profumieri ebbero finalmente il “nulla osta”, in Francia, per poter “metter su bottega”.

Durante il regno di Luigi XV il profumiere Jobert, intimo del Re, riuscì con successo ad aprire un suo negozio; a quell’epoca l’eau de Cologne cominciò a sedurre sempre più clienti ai quali, tra l’altro, proponeva di profumare perfino i guanti con “jus” frizzanti, esperidati e tonificanti.

Ma di tutti gli accordi olfattivi, nel vasto campo della profumeria, l’acqua di colonia è la più celebre e, forse, la più antica.

La formula, secondo alcuni, sarebbe nata intorno al XVII secolo nella Val Vigezzo, a nord di Milano, dove un certo Giovanni Paolo Feminis, capace rappresentante di commercio di materie prime aromatiche, la chiamò primariamente “acqua mirabilis” ossia acqua meravigliosa proprio in ragione delle innumerevoli azioni terapeutiche e taumaturgiche che apportava.

Tra queste le si attribuivano proprietà cardiotoniche, antinevralgiche, epatodepuratrici  e anticefaliche: “60 gocce in un bicchiere di vino assicuravano ottima salute e l’élixir di lunga vita!

Fu nel 1693 che Giovanni Paolo migrò in Germania, per l’appunto a Colonia, per vendere questa “acqua mirabilis” che riteneva essere di sua creazione e ove riscosse, manco a dirlo, un successo immediato. 

Ma fu proprio lui l’inventore di questa acqua portentosa?  In merito a questa vicenda circolano molteplici versioni. Alcuni affermarono  che un soldato di ritorno dalle Indie avrebbe confidato proprio a Giovanni Paolo – il quale si sarebbe solamente accontentato di rivendere – la formula di un antisettico; secondo altri, invece, la formula originale fu creazione di una monaca del convento di Crana, frazione di Santa Maria Maggiore, in Piemonte.

Quando lui morì, nel 1763, tramandò la formula a suo nipote Gian Maria Farina, che ebbe la capacità e l’intuito di fare prosperare l’attività durante la Guerra dei Sette Anni quando, ormai padrone, la esportò  in Francia. 

Quantunque chi sia stato il vero autore della formula rimane ancora un mistero, incontrovertibile è il fatto che la versione del Farina abbia ispirato un filone di numerose varianti, una delle quali ebbe un destino veramente glorioso risultando essere, tutt’oggi, l’acqua di colonia più venduta al mondo: la “4711” di Wilhelm Mulhens. 

Simpatico un aneddoto che la riguarda: sembra che l’incipit di questa storia fu in occasione di un matrimonio, celebrato a Colonia nel 1792, quando lo sposo Wilhelm Mulhens, figlio di un avvocato di città, ricevette come regalo di nozze la formula di un’“aqua mirabilis” dalle mani di un monaco con la promessa che, qualora questa avesse riscosso il successo auspicato, egli gli avrebbe garantito il giusto riconoscimento. Il giovane sposo fece costruire la fabbrica per dare avvio alla produzione in rue des Cailles. Nel 1796 in seguito ad un editto urbanistico in città si cominciò a numerare tutti i civici delle case così come, ovviamente, la fabbrica, che sorgeva per l’appunto al civico 4711; voilà la Kolnish Wasser  che passò alla storia come, tout simplement, «La 4711». 

Il turismo che andò  via via sviluppandosi a partire dai primi anni del 1900 favorì il commercio di questa prodigiosa Eau de Cologne tanto che il bel flacone dall’etichetta blu e dorata divenne un «must» da portare come souvenir ad amici e conoscenti come souvenir, ogni qual volta ci si recava in Germania. 

Giulio Base

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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