Miscellanea

La Milanesiana, Fondazione Olmo e l’infinito

L’infinito si presenta come un orizzonte che attraversa la nostra esperienza e il nostro pensiero in modi affascinanti e profondi, sfuggendo a ogni definizione univoca e trasformandosi in un prisma attraverso cui si rifrangono filosofia, matematica, letteratura e arte.
Un filo che unisce i temi legati all’intelligenza, parola attorno a cui ruota LA MILANESIANA del 2025. Così Elisabetta Sgarbi – abbracciando la missione di FONDAZIONE OLMO – ha portato ad Artimino la bellezza del sapere e del suo affascinante ma scrutabile limite infinito.
Annabella Pascale, nipote di Giuseppe Olmo, sì la celebre fabbrica di biciclette e sì il ciclista recordman, oltre a gestire la TENUTA DI ARTIMINO è anche presidente della Fondazione Giuseppe Olmo, nata per tramandare l’eredità valoriale, industriale e culturale lasciata dal nonno e per promuovere progetti di innovazione, cultura e filantropia.
Quello dell’infinito è un concetto che, sin dall’adolescenza italiana, si manifesta nella memoria collettiva attraverso il verso leopardiano “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”, dove l’infinito si configura come un’esperienza del pensiero che si nutre di immaginazione e desiderio. Leopardi, nel suo Zibaldone, coglie con straordinaria lucidità la tensione tra il finito e l’illimitato: l’anima, pur desiderando l’infinito, talvolta anela a una veduta ristretta, perché è proprio il limite che consente all’immaginazione di colmare ciò che il reale nasconde.

Così, l’infinito romantico si fa esperienza esistenziale, un movimento dell’anima che si nutre di mistero e di tensione verso ciò che sfugge alla vista e alla comprensione.

Questa dimensione si intreccia con la rigorosa speculazione matematica, che ha da sempre cercato di delimitare e comprendere l’infinito senza annullarne la natura illimitata. La matematica moderna, a partire dalla rivoluzione di Cantor, ha mostrato che tra due numeri esistono infiniti altri numeri, così come tra due note musicali si celano infinite sfumature sonore, e tra due colori infinite variazioni cromatiche. Ogni confine apparente è attraversato da un’infinità di possibilità, un gioco incessante tra il finito e l’illimitato che ha messo in crisi le certezze della ragione e ha aperto nuovi orizzonti di conoscenza.
Paolo Zellini, nel suo percorso di indagine storico-filosofica, sottolinea come l’infinito sia una categoria complessa e poliedrica, un principio che attraversa la cultura occidentale dall’apeiron di Anassimandro fino alle moderne teorie del transfinito, oscillando tra mistero metafisico, esperienza esistenziale e conquista razionale.
Questa tensione si riflette anche nella letteratura contemporanea, come emerge nel romanzo “Il furto” di Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la Letteratura, la cui narrazione esplora le fratture dell’identità e della memoria in un mondo globalizzato, dove l’infinito si manifesta nelle pieghe dell’esperienza umana, nella complessità delle storie individuali e collettive. Gurnah, con la sua prosa lirica e penetrante, mostra come l’infinito non sia solo un concetto astratto, ma una dimensione viva che si insinua nelle dinamiche di potere, migrazione e appartenenza, rivelando l’illimitato come una condizione esistenziale e politica.
La musica di Paolo Fresu e Pierpaolo Vacca, con la sua capacità di evocare l’indefinito e di sospendere il tempo, si pone come un ulteriore linguaggio dell’infinito, traducendo in suono quella tensione tra ordine e caos, finito e illimitato, che anima la riflessione filosofica e matematica. In questo intreccio di arti e pensieri, l’infinito si rivela non solo come un problema teorico, ma come un’esperienza totalizzante che coinvolge la mente, il cuore e i sensi, un invito a confrontarsi con l’ignoto con meraviglia e coraggio.
L’infinito appare come un principio dinamico e polisemico, che sfida la nostra capacità di comprendere e rappresentare il mondo, un invito a riconoscere che ogni limite è al contempo un’apertura verso l’illimitato.
La poesia, la matematica, la filosofia e la letteratura si intrecciano così in un dialogo senza tempo, che continua a nutrire la nostra immaginazione e il nostro sapere, rivelando l’infinito come una componente essenziale della condizione umana.
In questa tensione tra finito e illimitato si inserisce il senso profondo della Milanesiana 2025, che ad Artimino – grazie alla visione di Elisabetta Sgarbi e all’impegno della Fondazione Olmo – trova un luogo ideale per riflettere sull’intelligenza come apertura, ricerca e superamento dei confini del sapere.

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Luca Turner
Giornalista, vive a Milano. Una moglie, due figli, tre, quattro, cinque grandi passioni tra cui la grande cucina, i grandi vini, l'automotive e, più in generale, la tecnologia al servizio dell'uomo. È sensibile alla bellezza e all'efficienza. In ogni forma.

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