Mille et un flacons

Le pozioni profumate di Caterina De’ Medici

La Francia è considerata da sempre e, in parte, a torto, la patria del Profumo, poiché in pochi sono al corrente che fu in realtà la nostra connazionale, Caterina de’ Medici, super appassionata di essenze, a introdurle e farle conoscere a Corte quando decise nel 1553 di portare con sé in Francia da Firenze il suo profumiere personale, Renato Bianco – ribattezzato in seguito dai cugini d’Oltralpe René le Florentin – allorché promessa sposa al futuro erede al trono Enrico II, Duca d’Orléans.
Questo Profumiere divenne in breve tempo una celebrità, tanto che poco dopo, avviò nella Ville Lumière, una bottega dove commercializzava fragranze a Pont Saint Michel e che divenne in un lampo il punto di riferimento della nobiltà parigina che lì si recava in cerca di essenze per cercare di camuffare i cattivi odori dovuti alla loro inadeguata igiene personale e, alle volte, anche i miasmi fetidi delle infezioni contratte. Il ceto nobile d’altronde, come quello popolare, respingeva, in modo più totale, l’acqua e le relative abluzioni che ritenevano foriere di morbilità, impiegavano anzi abbondanti ciprie profumate per cercare di ostruire l’epidermide allo scopo di renderla impermeabile ai germi e batteri. Applicavano altresì queste polveri aulenti persino sulle vistose parrucche tanto in voga e apprezzate, dando luogo alla moltiplicazione di enormi colonie di pidocchi sulle loro aulenti chiome! Nonostante ciò, il Profumo divenne un ‘must’, un facile éscamotage al problema degli olezzi (che rendevano piuttosto complicata la vicinanza del prossimo e i rapporti sociali), sprigionati dall’alito – nacquero a quell’epoca i primi collutori a base di petali rosa e fiori di arancio amaro – e soprattutto dai corpi, nonostante le vesti sontuose e multistrato che li ricoprivano che, nevvero, avrebbero dovuto impedirne le esalazioni.
René le Florentin, viene tuttora ricordato come il capostipite della profumeria francese e celebrato per la sua mirabile creazione L’Eau de la Reine “l’Acqua della Regina”, che creò su commissione di Caterina de’ Medici: si trattava di una deliziosa acqua profumata composta da olii essenziali agrumati italiani, con una predominanza di Bergamotto di Calabria, petitgrain, neroli e lavanda.
Di questa creazione, tutt’ora in produzione con il nome di Acqua di Colonia, rimane la ricetta originale custodita religiosamente, è il caso di dirlo, nel luogo dove fu creata e dove crebbe proprio René – allora trovatello assegnato come aiutante di un frate alchimista che lo iniziò ai segreti della distillazione delle erbe – ossia nella spezieria del Convento dei Frati Domenicani, poi divenuta Officina Profumo Farmaceutica di SANTA MARIA NOVELLA.
Il bravo René fu anche molto, molto temuto per le sue “arti oscure”; si mormorava, infatti, che la Regina stessa, per sopprimere gli acerrimi nemici di Corte, senza destare plateali sospetti, avrebbe impiegato le sue letali pozioni per imbibire e profumare i raffinati guantini che omaggiava loro.
Sono difatti divenuti leggenda, quelli regalati a Jeanne d’Albret, Regina di Navarra, genetrice di Enrico IV, che, secondo la cronaca del tempo, ne provocarono il decesso tra indicibili e incessabili sofferenze… In realtà non esiste nemmeno una prova dei presunti omicidi di Caterina, vittima incolpevole di un processo di disinformazione storica che ha avallato la sua immagine di mostro pluriomicida, pericoloso e sadico, oggi però rivalutata ‘in toto’ dagli Storici e assolta. 
Tuttavia la sua figura fu per parecchi secoli svilita, infangata e avvolta da un’aura maligna probabilmente innanzitutto perché era una donna, una femmina straniera, erudita e intelligente, Regina consorte dal 1547 al 1559 ma reggente per circa trent’anni dopo la morte del marito, che ebbe una lunga e duratura influenza non solo politica.
Ambasciatrice del gusto italiano (non tralasciamo che fu grazie a lei che il gelato divenne un ‘must’ a Corte ove introdusse anche lo Zuccotto fiorentino), Sovrana in tacchi e corsetto (altra sua invenzione per affinare il girovita) di un Paese che non era il suo, ove cambiò gli usi vigenti insegnando raffinatezze e buongusto, in particolare, come abbiamo visto, fece appassionare i suoi cittadini al mondo dei Profumi, i quali però non le perdonarono giammai le sue origini italiane e vieppiù borghesi, poiché nata in una famiglia di banchieri.
...segui Alessandra.

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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