Utopia del bicchiere della staffa

Hemingway e il Brunello di Montalcino “Vigneti del Versante” 2011 di Pian dell’Orino

Tra quelli per cui il bicchiere della staffa sarà stata sicuramente un’Utopia, possiamo annoverare lo scrittore Ernest Hemingway.

Amore spasmodico per l’Alcool tutto. Nato col primo sorso a 15 anni e cementato grazie alla frequentazione con il nobile italiano Emanuele Greppi. Il conte, di cui Sciascia parlò in qualche occasione, lo prese per mano e gli insegnò a bere Champagne e poi gli svelò i segreti sui vini rossi toscani, a fumare i sigari e a sedurre le donne italiane. Credo che lo scrittore statunitense faccia riferimento ad una bevanda alcolica e gli dedichi almeno una frase in ogni suo romanzo.

Un suo aforismo recita: “Un uomo non esiste finchè non beve”.

La sua giornata tipo, quando non lavorava a qualche opera, era scandita da un’interessante tabella di marcia: iniziava con un tè corretto col Gin, a metà mattinata non poteva mancare vino, vodka o assenzio. Mai togliergli prima di cena il whisky, drasticamente ridotto a soli tre bicchierini, dopo che il medico raccomandò la moderazione nel bere. Per cena e dopo cena possiamo solo immaginarci il fiume di ebrezza che doveva scorrere perchè il genio creativo si attivasse.
A lui comunque sono associati diversi cocktails come il Mojito, il Sidecar e naturalmente il twist sul Daikiri, noto come Hemingway Special, Papa Doble o Hemingway Daiquiri. La ricetta prevede 90 ml di rum, 5 ml di liquore al maraschino, 30 ml di succo di pompelmo e 15 ml di succo di lime. Lo scrittore entrò nel bar La Floritida all’Avana dove lavorava il leggendario barman Constantino Ribalaigua Vert, assaggiò il frozen Daiquiri e disse: “buono, ma lo preferisco senza zucchero e con il doppio del rum”, e così nacque la variante. Normalmente scriveva da sobrio e anzi, sembrava riconoscere e deridere quel collega di cui riusciva a leggere tra le pagine scritte, il mancare della lucidità a favore dell’ebrezza.

“When you work hard all day with your head and know you must work again the next day what else can change your ideas and make them run on a different plane like whisky? When you are cold and wet what else can warm you? Before an attack who can say anything that gives you the momentary well-being that rum does?… The only time it isn’t good for you is when you write or when you fight. You have to do that cold. But it always helps my shooting. Modern life, too, is often a mechanical oppression and liquor is the only mechanical relief.”

da una sua lettera del 1935

A lui dedico questo rosso toscano dal nobile retaggio: il Brunello di Montalcino Vigneti del Versante 2011 di Pian dell’Orino

La storia di questo famoso vino nasce nel 1820 per opera della selezione di Sangiovese Grosso effettuata dal farmacista, chimico e agricoltore Clemente Santi. La prima bottiglia che porta questo nome è datata 1865. Scandali a parte, il Brunello si produce per disciplinare con il solo Sangiovese Grosso.
Pian dell’Orino coltiva in biodinamica le proprie vigne. Il vigneto omonimo è stato impiantato nel 1970 ed esteso nel 1997. L’altidudine è ca 420 s. l. m.
L’azienda è il risultato dell’amore tra la proprietaria altoatesina Caroline Pobitzer e il consulente agronomo e enologo tedesco Jan Hendrik Erbach. La razionalità abbraccia la mediterranea estrosità. Il loro è un Brunello vivo, vibrante, di gran corpo e dalla beva straordinaria, aiutata da un’acidità equilibrata. Il bouquet è ampissimo e si passa dai sentori fruttati di amarene e frutti di bosco, a quelli speziati di liquirizia e scatola di sigari. Note balsamiche di sottofondo fanno da cornice alla violetta che del Sangiovese è l’emblema. Persistente, morbido e appagante, di questo Brunello non si vorrebbe mai arrivare al bicchiere della Staffa.

Bella l’etichetta blu con i caratteri braille, il colore m’ha fatto pensare agli occhi del protagonista del suo più celebre romanzo: Il vecchio e il mare.

Viaggio nel Bar

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Alessia Cattarin
Dicono di me: ironica e auto-ironica, granitica sulle posizioni lavorative e personali, ma malleabile se necessario. Socievole. Pessimista cosmica, ma in grado di illuminarsi davanti ad una bollicina. Senza mezzi termini, la diplomazia sembra proprio non riguardarmi. Capace, tenace e professionale, in uno strano modo persino paziente. I complimenti per ultimi: qualcuno ama definirmi Puntigliosa! Di me penso: sono un’irrimediabile sognatrice, una metallara, una fenice, un avvocato delle cause perse, una che non tollera sopraffazioni e ingiustizie. Cinica, per sopravvivere in un mondo concepito con sadismo.

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