MetricaVertigini

La trappola di Paolo Grugni

…estratti 

22 novembre 1968
Ieri Aldo Moro, al consiglio nazionale Dc, si è dissociato dalla maggioranza del partito, ovvero la corrente dorotea, e ha annunciato che si collocherà in una posizione autonoma, vicina alla sinistra democristiana. Ha chiesto inoltre la riconferma della politica di centrosinistra. Non solo. Moro ha proposto, per la prima volta, di varare una “strategia dell’attenzione” nei confronti del PCI dopo l’atteggiamento di dissenso mantenuto dal partito nei confronti dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
11 dicembre 1969
Il disegno di legge del governo riguardante lo statuto dei lavoratori è stato approvato ieri in prima lettura dal Senato. Hanno votato a favore del provvedimento i partiti di centro-sinistra e i liberali. Si sono astenuti, con opposte motivazioni, MSI da una parte, PCI, PSIUP e Sinistra Indipendente dall’altra. Mi stupisce, a dire poco, l’astensione del Partito Comunista insieme ai fascisti…
Quella del  PCI è un’astensione strategica. Lo Statuto, come prima il divorzio, punta a mitigare la tensione sociale ed economica portando alla concertazione sindacale. Il PCI teme che questa concertazione possa portare a sua volta alla creazione di un consistente soggetto politico più a sinistra di loro. Quindi, da una parte la classe operaia, dall’altra l’industria anche con la grande industria di Stato: i sindacati entrando nelle fabbriche sono un terzo soggetto che si frappone tra gli operai e la lotta di classe facendogli perdere presa e potere.
12 dicembre 1969
È chiaro che nel salone della “Banca Nazionale dell’Agricoltura” è esploso un ordigno, intorno gente che non sa più dove si trova, alcuni in piedi sanguinanti con schegge di vetro conficcate nel volto, alcuni senza un arto, molti a terra, altri senza dubbio già morti, colpiti dall’urto da frammenti di ogni tipo, ferro, marmo, legno, cemento, alcuni invocano Dio, altri bestemmiano. Passo in mezzo, evitando di toccarli, ho paura che si sbriciolino, vorrei aiutarli, ma come non ho idea, ci sono degli uomini con lo stomaco aperto in due, temo che mi rimanga in mano un braccio o una gamba. Mi guardo intorno, sembra una scena di guerra, poi noto un gruppetto di persone che fanno il saluto fascista. Per un attimo rimango interdetto, mi domando come sia possibile questo gesto oggi, in questo momento, poi capisco, capisco perché so già tutto, è un atto di rivendicazione dei fascisti, un atto con cui ne riconoscono la paternità e se ne vantano. Mi guardo intorno per cercare rinforzi, rinforzi che non ci sono, errore clamoroso, quando mi giro non vedo più nessuno, non c’è più nessuno, spariti nel fumo, nella polvere, nella nebbia, nel buio, tra tutti i cristi e le madonne che sto tirando per essere stato così impreparato, li avevo in mano, me li sono lasciati scappare. Provo a cercarli, ma ogni punto di fronte alla banca è un campo minato, impossibile muoversi con rapidità, noto un collega, il commissario Serra, come me arrivato poco dopo il fatto, che si sbatte cercando di coordinare gli aiuti. Ci sono anche il questore Guida, il prefetto Mazza, i commissari Allegra, Vittoria e Pagnozzi. Intravedo anche Barrese, ha l’aria stravolta e il suo completo Lebole è coperto di fuliggine, questa, pur facendo parte dell’Ufficio Politico e del SID (x), non se l’aspettava nemmeno lui. Ci guardiamo come se vedessimo nell’altro il responsabile di ogni malefatta. Non è il momento di mettersi a fare casino, ci voltiamo le spalle e ci allontaniamo.
Nell’aria soffocante odore di bruciato misto a quello dolciastro del sangue che si confonde a sua volta con quello di mandorle amare dell’acido cianidrico. Mi metto un fazzoletto sul naso e sulla bocca, entro nella banca insieme a un prete di Cinisello che conosco, le vetrine sbriciolate, il salone circolare è stato completamente sventrato, un cratere al centro indica esattamente dove la bomba è stata deposta prima di esplodere. Tutti si rivolgono a Don Fioravanti, Padre mi aiutiche el me lassano morìporti elme ultim saluda la mia gent, intorno mutilati, ustionati, pezzi carne carbonizzata, visceri, muscoli e ossa, materia cerebrale, una poltiglia che mi suscita conati di vomito. Gli do una mano a togliere sedie e tavoli da persone sommerse da detriti e che sotto bruciano ancora in mezzo a focolai non ancora spenti. Qualcuno porta i rotoli dei tabulati della banca per coprire i corpi. Tutte maschere di sangue, il teatro dell’orrore, il teatro dell’assurdo. I terroristi hanno atteso la sentenza sulla Grecia e hanno agito.
14 dicembre 1969
La formula strategia della tensione richiama, senza alcun dubbio, la strategia dell’attenzione, creata da Aldo Moro per aprire al PCI (x). Ed è qui che capisco tutto: la bomba non aveva solo un mittente, Ordine Nuovo del Veneto, ma anche un destinatario ben preciso scritto a caratteri cubitali sulla bomba: ALDO MORO
...il libro, qui.


p.s.: oggi esce la nuova edizione di MISHIMA MARTIRE DELLA BELLEZZA, che celebra i 100 anni dalla nascita. Ne ha scritto Alex Pietrogiacomi, qui.

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