E no, non è una citazione della canzone Estate di Bruno Martino – né tantomeno del film di Aldo, Giovanni e Giacomo. La mia è una dichiarazione vera e propria, che forse va controcorrente, forse no, forse ammette ad alta voce quello che in molti pensano ma che pochi hanno il coraggio di dire perché si sentirebbero degli anormali, dei paria in un mondo di appassionati di questa stagione che tutto rappresenta tranne la sua vera entità.
Odio l’estate.
La odio perché nutro livore verso il caldo, io, figlio elettivo del freddo del nord Europa, di vite e storie fatte di ghiaccio e mari gelidi, ho una repulsione atavica nei confronti delle temperature alte.
Eppure sono nato il 26 Luglio del 1977… sarà questo forse, l’appartenere a questa calura ancora prima di essere partorito, il sentire dentro il ventre materno il calore biologico alimentato da quello stagionale. Sono uscito fuori dall’utero di mia madre e manco ‘na boccata di ossigeno fresco, no, mi sono ritrovato luglio e la sua appiccicosa calura in gola.
Odio l’estate.
E non soltanto per le ragioni legate ai miei primi vagiti terreni, ma perché tutti diventano imbecilli, soprattutto quest’anno, dopo il lockdown, tutti diventano ipertroficamente felici, entusiasti, contenti, allegri… ma de che?! EH!? DE CHE?!
Di ballare la Macarena, di rispondere con i cori al tizio di turno che da un palco fa ascoltare canzoni neomelodiche, di partecipare (pure se in condizioni fisiche da Efialte) a partite di beach volley, tornei di calcetto, che diventano campi di battaglia dove le articolazioni esalano l’ultimo respiro, lasciando il terreno coperto di cadaveri di turisti oramai alla frutta? Di sentirsi in macchina la schiena appiccicata al sedile oppure di avere le ossa sgretolate dall’escursione termica abitacolo/aria condizionata -4° – esterno/temperatura percepita Sole?
Sono tutti gioiosi, di bere cocktail così pieni di ghiaccio da non rendersi conto se dentro c’è dell’alcol, di fare nottate a guardare le stelle come se queste non esistessero durante l’arco dei 12 mesi; sono tutti bendisposti a farsi 180 ore di macchina – carica come se l’apocalisse zombie fosse arrivata e quindi si dovesse prendere tutto il possibile per sopravvivere – per andare in località non esclusive o poco frequentate, ma assolutamente pop, così da non avere spazio neanche per respirare in spiaggia o in hotel… ma vuoi mettere?!
Stare dove ci sta tutta Italia ed Europa ed essere presenti?!
Odio l’estate, odio le generazioni più avanti con l’età che regrediscono a 15 anni, ballano con le camicie aperte fino all’ombelico, camicie da motivi a dir poco imbarazzanti che se hai culo hanno dei fiori, se ti va di merda, sono tucani grossi come la testa di Hulk; odio le generazioni più giovani (quelle a cui regrediscono i nostri arzilli anziani vanziniani) che si aggirano per le strade come se fossero i Guerrieri della Notte, scassando i maroni con casse bluetooth che vomitano trap italiana (un binomio che praticamente rappresenta il Ragnarok della musica) e dall’abbigliamento fuori ogni catalogazione, dagli abbinamenti ai marsupi e borselli, dalle infradito messe anche con la giacca fino ai calzini corti alla caviglia sotto i pantaloni corti.
Odio l’estate.
E il cibo che viene offerto e proposto: pietanze di un livello calorico capace di abbattere il cuore di un combattente di MMA, gestite con la nonchalance della frase “Eh, ma al mare si consuma di più”… ergo, caro scienziato nutrizionista, dobbiamo direttamente iniettarci del lardo fuso endovena?! Così compensiamo? Nel frattempo le zanzare si sfregano le zampe pregustando i loro pasti ad alto contenuto di grassi.
E le persone intanto corrono, corrono, senti il rumore dei passetti fuori per le strade alle 5 del mattino, ciap ciap, ciap ciap, ciap ciap, corrono, alle 5 del mattino e non gli porto rispetto, perché non sono tutti dei veri runners o degli atleti che si devono mantenere in forma, no, sono dei rompicoglioni che corrono la mattina per avere una scusa per mangiare di più, avendo messo la coscienza a posto… e quando io vado fuori, con i pesi alle caviglie a farmi la mia corsetta di warm up per il primo training della giornata li vedo, oh sì li vedo, e vorrei essere il Tristo Mietitore per condurli lì dove non disturberebbero più nessuno (ciap ciap ciap ciap): hanno le maglie madide di sudore, i volti agonizzanti, i ventri prominenti, stanno soffrendo e mi chiedo perché… perché? Perché non restate a casa?
Odio l’estate e la noncuranza dei genitori che lasciano che i loro figli siano un’orda barbarica che si abbatte su qualunque cosa vivente o non vivente, tanto “È estate, fa caldo…”, appunto signora mia, appunto, i miei livelli di sopportazione e di sterminio del genere umano sono già alti durante l’anno, figuriamoci con le caratteristiche che mi indica…
Odio l’estate, per vincere questo odio, mi alleno tanto, anche se è estenuante, leggo libro buoni, bevo poco ma di qualità, mangio ciò che serve al mio corpo senza dovermi sentire in colpa se una volta ogni tanto mi lascio andare, ascolto tanta musica, per vincere l’estate bisogna vincere l’eccesso che ci vogliono far passare come necessario, bisogna essere selettivi, bisogna leggere Il demone dai capelli bianchi di Edogawa Ranpo.
E bere un calice di Tanca Cuvée Josephine Fortis per potersi rifocillare e rendersi euforici in modo elegante, a proposito di eleganza si deve prendere una cravatta di Quartieri Cravatte per non perdere il tono nell’abbigliamento, senza cadere nell’overdressed, radersi con creme da barba fresche come Euthymol prodotta da Del Don… per combattere l’estate di deve necessariamente diventare un’estate intelligente, consapevole, che annulli quella conosciuta nella sua bruttezza, che ne ritrovi il vero spirito rallentato, di caldo che ci mette alla prova, che ci offre la possibilità di smaltire e non di accumulare, di mare che rinfranca lo spirito, di montagna che si svela, di città che si libera.
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