I Fiori del Male esistono eccome
Abitano e abbelliscono da tempo immemore la nostra terra, vengono impiegati e ammirati per la loro bellezza e il profumo che emanano ma, se ingeriti, hanno decise proprietà venefiche. Nella storia, innumerevoli sono i casi di avvelenamento mediante sostanze estratte dal mondo vegetale.
Il filosofo greco Socrate fu condannato a ingollare una pozione contenente cicuta per la presenza, all’interno della stessa, di sostanze alcaloidi che inducono la morte per paralisi respiratoria; stessa straziante sorte auto inflitta per Seneca che decise di suicidarsi con questa pianta erbacea, mentre le famiglie Borgia e de’Medici utilizzavano di sovente pozioni velenose per liberarsi di temuti avversari e serbare la propria egemonia.
Nacque quindi la figura dell’assaggiatore di corte di cui i signori si servivano per preservarsi da rischi di avvelenamento e di intossicazione.
Circa il Mughetto, sembra incredibile che un fiore così grazioso, dalle corolle campaniformi e dalle vesti così innocenti possa essere micidiale per l’uomo se assaggiato.
Chissà nel passato quanta umanità ne è stata vittima inconsapevole perché attratta da cotanta bellezza!
Questo difatti contiene tossine che agiscono direttamente sul miocardio, inducendo bradicardia, poi emesi, visus offuscato e persino la morte… E pensare che nella Profumeria Britannica le sue aulenti infiorescenze sono da sempre impiegate per eau de toilette bon ton destinate a ragazze e giovinette!
Elegantissima, tentacolare e pentastellata come il gelsomino, la Datura Stramonio, di giorno riposa, trattenendo nella sua corolla a trombetta tutto il calore del sole, per poi dischiudersi al tramonto ipnotizzando con il suo aroma butirroso e stordente.
Questa specie è stata battezzata come «il fiore delle streghe» per le sue proprietà allucinogene, narcotiche e sedative; impiegata da tempi remoti nei rituali sciamanici, può risultare oltremodo deleteria se viene superata la dose “omeopatica” consigliata in medicina.
Keiko Mecheri, talentuoso duo di nasi, anni fa ha dedicato a questo fiore una portentosa Edp chiamata ‘Datura Blanche’
Altre infiorescenze candide, dall’aspetto teneramente immacolato e aulentissime, sono quelle della pianta il cui nome botanico è Cerbera Odollam. In realtà, il nome con cui è diffusamente conosciuta e ribattezzata, «l’albero dei suicidi», rende ineccepibilmente l’idea della sua feroce tossicità poiché i suoi petali contengono una sostanza che, se ingerita, può provocare il decesso nel giro di soli 60 minuti.
Che dire poi dello struggente, romantico e vacillante Glicine il cui profumo incanta da sempre tutti i Maestri Profumieri del mondo e che Diptyque ha intrappolato assieme al Narciso poetico nell’eau de toilette ‘Olene’?
Di questo rampicante ogni singola parte è nociva, primariamente per gli animali domestici, e i semi in modo particolare causerebbero loro, se assunti, forti dolori addominali e depressione del sistema nervoso centrale.
Il Narciso infine, originario della Persia, è noto fin dall’antichità per il suo aroma inebriante e soporifero, difatti sembra proprio che l’etimo in greco del suo nome ‘narkè’, sia legato al sopore e allo stupore che induce allorché annusato per qualche tempo. E anche se il fiore e le foglie del narciso non sono forieri di alcuna minaccia per l’uomo, anzi regalano uno degli aromi più vanitosi e confortanti al mondo, i suoi bulbi, se ingollati, possono dare luogo a disturbi come nausea, emesi e terribili spasmi addominali.
Ecco svelati, almeno in parte, gli effetti collaterali e i lati oscuri e perigliosi del dolce profumo del veleno.
...segui Alessandra.
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