Vertigini

Ciao, Giampaolo

Per non dimenticarti è necessario condividere.
Probabilmente non sono la persona più preposta a ricordare Giampaolo Gravina, mancato a 58 anni in Friuli nei primi giorni di febbraio, ma resto legittimata a raccontare quello che mi ha dato e insegnato. A condividere alcuni ricordi.
Nel mio primo viaggio in Borgogna, quando con Camillo Favaro era intento a visitare cantine per pubblicare Vini e terre di Borgogna, mi guidò in quella che per me è stata, di fatto, la prima visita in una piccolissima cantina, dove un gatto entrava e usciva da piccole fessure nelle pareti. Io ero scioccata, dal gatto e dalla parete verde – era muffa. Ma Giampaolo restava col viso e la testa nel bicchiere, alzava lo sguardo per fare una pausa o chissà, e scriveva. Scriveva. In quel momento ho compreso il significato del prendere appunti in occasioni del genere. Occasioni uniche.
Nel viaggio in auto per arrivare lì, poche domande, ma di apertura per capire chi fossi, senza pregiudizi, con grande naturalezza. Io nutrivo ansia quanto gratitudine. Arrivammo lì alla sera tardi accompagnati da una nebbia mista a gelo. Una strada deserta e buia, l’auto si fermò sotto l’unico lampione presente. “Siamo arrivati.” Un freddo polare. Nella stradina della casa-cantina, la neve per terra con le sue impronte rendeva tutto sicuro. Ricordo vividamente gli sguardi con Camillo, una volta rientrati a casa. La conferma dell’incontro e delle nozioni prese. Il giorno dopo, in visita al Domaine de la Romanée-Conti, in degustazione al buio, io dico il vino e lui l’annata. Era un Grand Échezeaux 1990. Passano gli anni, ci si incrocia agli eventi, c’è sempre un sorriso e un consiglio. Un confronto sano. Per me, sempre una piccola grande sicurezza.
Lo incontro in una degustazione, dove anima la sala ed espone le sue idee con fermezza nella zona di Ovada, pensa con una penna al potenziale incredibilmente inespresso del Dolcetto di queste terre al confine ligure. In un’altra occasione, si interroga palesemente su quanto il passaggio in legno del Brunello si possa rivedere in favore di vini ancora più espressivi.
Lo ricordo, poi, sull’Etna in una comparata di vini rossi italiani, in cui siamo riusciti abilmente a creare un racconto di territori e delle loro caratteristiche, ma soprattutto dei loro scopi e dei loro perché. Una lezione di filosofia per chi ha ascoltato e compreso la scelta di etichette in grado, più di altre, di esprimere la contemporaneità.
La sua anima di scoperta e di interrogarsi la porterò sempre con me, così come le degustazioni che ora mi accingerò a fare in questo 2025 e che lui avrebbe dovuto fare con me.
Ciao, Giampaolo. Ti prometto che terrò viva la tua persona per quel che potrò.
...segui Erika.

La trappola di Paolo Grugni

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Erika Mantovan
Laureata in Economia, nel suo viaggiare continuo ha compreso le virtù dei suoli e di tutto ciò che la natura può offrire. Ogni racconto è una trasposizione di emozioni provate nell’attimo della scoperta di ogni idea materializzata poi in vino, piatto o disegno. L’intensità delle parole usate è condizionata dall'ampiezza temporale del percepito sempre con un'approccio bidimensionale per prendere in considerazione la durata delle emozioni e della loro replicabilità.

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