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Bones and All

Bones and All: il sangue è la vita!

Non mi scompongo facilmente. Men che mai al cinema.
Mi commuovo, spesso e volentieri, ma raramente mi scompongo.
Nel 2021 mi è capitato di scompormi di fronte a Titane di Julia Ducournau. Che film Titane. Mamma mia che film. Era da tempo che non uscivo con lo stomaco sottosopra. Titane ci è riuscito.
Nel 2022 ce l’ha fatta Bones and All.

Lo dico chiaro e tondo: l’ultimo di Guadagnino è il mio film del 2022. Primo posto per direttissima, senza “se” e senza “ma”.

Perché Guadagnino porta all’estremo alcuni stilemi visti in Suspiria (altro film clamoroso) e punta tanto (tutto?) sul corpo. Lo fa, però, con intelligenza e coraggio in quanto quella di Maren e Lee (Taylor Russell e Timothée Chalamet in stato di grazia) è una storia d’amore tra due adolescenti.
A vederla così ci si potrebbe domandare cosa ci sia di tanto straordinario nel film. La risposta è semplice: il cannibalismo.
Guadagnino prende un tema assai pruriginoso e delicato e lo usa come strumento per parlare di una materia nobile e delicata, a tratti sublime: l’amore.
La questione si sostanzia partendo da ciò che l’amore coinvolge in prima istanza: il fisico.
Nell’innamoramento, nel momento in  cui l’amore è vissuto, il corpo è al centro. Il tuo e quello del partner. Il problema è anche la soluzione. Se amo un’altra persona, mi dono. Se mi dono, desidero uscire da me stesso. Se desidero uscire da me stesso, vorrei completarmi nell’altro. Ma come posso farlo se fisicamente sono imprigionato nelle mie membra?

Il cannibalismo diventa la risposta definitiva: introiettando l’altro, nutrendosene fisicamente ed emotivamente.

La questione potrebbe limitarsi a quest’assunto ma Guadagnino è prima di tutto un regista, un artista chiamato a costruire uno storia per immagini, e lo fa. Bones and All è tre film in uno: pellicola coming of age; film on the road; melodramma. E sviluppa una prospettiva che coinvolge tre momenti fondamentali della formazione della persona: passato (la famiglia), presente (il cannibalismo) e futuro (l’amore).
Partendo dalle immagini si crea dunque un universo di lande desolate nelle quali Maren e Lee viaggiano e si muovono per scappare dai loro impulsi, per sfuggire alla loro natura, scostandosi da una natura che è irrinunciabile e ineliminabile, un universo di pulsioni e sensazioni acute ed elevate al quadrato, tanto più materiche quanto più lontane.

C’è un discorso profondo sulla passione, su cosa sia la pulsione primitiva di stampo emozionale e sessuale. Il cannibalismo ne è epigone, allegoria di un nutrimento che si sostanzia in e con l’altro, soddisfacendo al contempo sopravvivenza e libido.

Portando al parossismo l’istinto amoroso, Bones and All si appoggia agli stilemi dei generi cinematografici per creare un’universalità che permetta allo spettatore di identificarsi nella perdita di ragione di ogni amore, in quello che Burroughs definisce con lucidità “l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta.” Il pasto nudo di ogni essere umano, di ogni amore, di ogni orrore.
Perché la passione, per definizione, incorpora il dolore, il sangue, la morte, la rinascita. Comprende cioè tutta la gamma di sentimenti umani che formano le relazioni. E Guadagnino non si tira indietro di fronte a nulla: il sangue è mostrato nella propria sporcizia, con la fotografia sgranata anni ’70 a richiamarne le tonalità più scure, figlie del tempo che lo rapprende.
Nella bellissima sequenza finale, in quel disperato atto d’amore finale nel quale Maren divora Lee per liberarlo dai vincoli dell’esistenza, si sprigiona la forza creatrice dell’amore, basata sul sangue dal quale la vita nasce e termina, senza dimenticare che, per sua stessa ontologia, la vita non acquisirebbe senso privata di ciò che vita non è.
L’inevitabile ossimoro che ogni amore porta con sé: ordine e caos, innalzamento dalla solitudine costitutiva di ogni persona per raggiungere l’unicità nella condivisione della propria finitezza.
...segui Gianpietro.

Lorenzo Villoresi

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Gianpietro Miolato
Formazione letteraria, passione per buon cinema e buona cucina di cui scrive su riviste del settore e su PassioneGourmet, ha trovato nella settima arte la scuola di vita che la vita stessa non gli aveva fornito. Un legame sanguigno, con alti e bassi, spesso cinico, mai enfatico. In una parola: onesto.

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