Mille et un flacons

Un soffio di primavera

Nel silenzio del risveglio, il profumo di primavera si svela come un enigma antico, una melodia sottile e profonda che sussurra al cuore.
Non è semplicemente un’inebriante miscela di fiori e terra; è la eco potente di ricordi dormienti e il presagio di nuovi inizi, un invito a riscoprire se stessi, affinando i sensi.
Camminando lungo un sentiero di campagna, il primo abbraccio olfattivo è quello della terra umida, ancora densa della memoria delle notti fredde e delle pigre piogge d’inverno. Ogni piccolo granello di polvere racconta storie di rinascita, di radici che si risvegliano, timide e in silenzio, per riabbracciare la luce. L’odore si fa denso, quasi palpabile, un filo che lega il passato al presente e che penetra nei meandri più reconditi dell’essere.

Arriva piano, in punta di piedi.

A febbraio si mescola ancora all’aria fredda, si confonde con l’odore della terra bagnata ed esausta dalle piogge invernali. Un naso attento a curioso, però, lo riconosce: è una sfumatura dolce, ancora tenue, un accenno di qualcosa che sta per accadere, un sentore di emozionanti promesse. Poi, irrompe.
Marzo porta il primo sentore di fiori: l’acacia elegante che fiorisce ai bordi delle strade, la mimosa che riempie i mercati con la sua fragranza pungente e dorata. È un profumo che sa di risveglio, di mattine fresche in cui il sole si allunga sulla pelle tiepida con un calore e un friccichio differente . Più avanti, aprile e maggio completano l’incanto con il glicine che penzola dai muri in pesanti cascate viola; il lillà e la violetta che si nascondono nel brollo; la zagara che impregna l’aria con il suo aroma ipnotico.
La primavera ha l’odore che viene dalla terra stessa, dal legno che riprende a pulsare sotto la corteccia; dall’erba nuova, affamata di vita, che spinge ostinata tra le crepe dell’asfalto. Ha il profumo delle passeggiate nelle sere più tiepide, quando l’aria sa di vento leggero e di parole indefinite, sussurrate. Ha il sapore delle prime fragole, rosse e zuccherine, del fieno tagliato nei campi, dell’acqua che evapora piano dopo un acquazzone improvviso.
Ogni respiro in primavera è un fedele ritorno. Ci si ritrova bimbetti correre tra i rovi con le mani e le labbra sporche di bacche selvatiche, si inciampa nell’erba troppo alta, di piagnucola un poco e ci si rialza con le ginocchia sbucciate.
Ci si riscopre romantici sognatori, con il cuore che si alleggerisce senza saperne il perché.
È un tempo di possibilità che l’aria stessa annuncia con i suoi profumi cangianti, mescolando momenti passati con attimi di futuro in una fragranza che sa di vita che pulsa e ricomincia.
...segui Alessandra.

Mishima Martire della Bellezza

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Alessandra Vittoria Pegrassi
Andrea G. Pinketts (noto scrittore noir Milanese mio amico di cuore, mio braccio destro e alle volte pure sinistro) aveva già inquadrato ed incoraggiato il mio senso del gusto, o meglio del buon gusto, quando quindicenne andavo a comprarmi da un droghiere del quadrilatero, facendomi fuori la paghetta mensile, aulentissimi bonbons alla violetta, meringhette all’anice e collutori ai petali di rosa. Questa precoce ma solida ricerca del buono anche sinesteticamente parlando mi ha poi condotta a Parigi ove un profumiere stregone mi ha insegnato pian pianino e svelato poi i prodigi della composizione dei bouquet e delle sue note...

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