Sorsi d'autore

Incontro con Franco Fontana

Franco Fontana è sicuramente uno dei fotografi di riferimento nel panorama italiano delle arti visive.

Anzi, è riduttivo riferirsi al solo territorio nazionale, visto che le sue opere sono custodite in oltre cinquanta musei del pianeta. Ha firmato innumerevoli campagne pubblicitarie e pubblicato oltre settanta libri, da quando ha iniziato nei primi anni ’60 e da allora non si è mai fermato, diffondendo la sua Weltanschauung nei workshop ovunque. 

Le sue origini modenesi – vengo da Reggio Emilia – mi lasciano sperare in un approccio informale, magari cordiale. Per non sbagliarmi, porto con me un paio di bottiglie di vino: Accomasso Barolo 2010 e il Perivana di Storchi, un Cabernet Sauvignon della valle dell’Enza (fra Reggio e Parma). 

Quando dicono che la vita comincia a quarant’anni. Per me è veramente cominciata a quarant’anni. (Prima) Avevo fatto di tutto e di più.

Franco Fontana ha infatti dato un taglio netto alla sua vita. Con la seconda moglie, da un giorno all’altro, nel marzo del ’76 molla la sua attività nel campo dell’arredamento e si dedica completamente alla fotografia.

Se sai dare qualità a quello che fai, dai qualità alla vita, sennò cosa vivi a fare? La qualità la dai vivendo quello che ti piace fare. Ho dato vita alla mia vita.

Si parla di fare fotografia in senso culturale. E intanto apriamo Accomasso. Servo nei bicchieri. 

La giornata si scalda piacevolmente. Siamo in famiglia.  La casa è densa di testimonianze ovunque. La moglie di Franco mi mostra alcuni libri, un catalogo e delle diapositive, nel patrimonio immenso di scatti che occupano anche parte della tavola. Ma c’è un momento, una scintilla, qualcosa che scatta e fa decidere che una forografia è una grande fotografia? 
La prima mostra (Modena, 1968), in una sala di cultura, una cameretta con venti scatti senza che avessero già una identità precisa… in mezzo c’era una foto che è diventata famosa e altre che si sono perse. Altre che erano dei piccoli semi di una eventuale radice. Quella famosa è quella che feci a Praga nel ’67, la macchina rossa: è un po’ isolata.
In quell’immagine c’è la metafora del cancellare per eleggere, togliere l’inutile per dar vita all’utile. Ne hanno fatto l’annuario della copertina di TIME LIFE. Avviene che cominciano a riconoscerla, i critici a scrivere; cominciano a pubblicarla un po’ dappertutto. Avviene che ti rendi conto che quello che fai ha una identità.” 

Tu devi avere una identità, nella vita. Una volta che hai un’identità, hai un contenuto, sei qualcosa, (cioè) individuare te stesso in funzione di quello che sei, non quello che vuoi diventare.

Per identità intendo: “Eravamo in Provenza e abbiamo visto i tuoi paesaggi”. Come i miei? Non sono miei. Vedevano prima i paesaggi, ma non vedevano un’identità. Vedevano i paesaggi di Franco Fontana. Avevo dato una identità al paesaggio. Una identità di espressione.

Hanno esposto più di tutto la prima parte, il paesaggio (Landscape), perché quello lì, così non lo aveva fatto proprio nessuno.

Intanto sorseggiamo il Barolo Accomasso. Il 2010 è in piena evoluzione, ma la grande annata trasmette già tante emozioni. Dunque la forografia è espressione. Concetto. Non si può però rivelare la fotografia astratta, concettuale decodificandola con la parola. Un cambio linguistico, uscendo dall’arte visiva, significherebbe negare l’idea stessa di composizione fotografica e i suoi codici. I metodi di figurazione, l’arte di inquadrare, può essere studiata, appresa. Oppure innata.

Franco Fontana la definisce “acqua di sorgente”: non sai da dove viene, ma esce.

“Avevo capito quello che dovevo fotografare. Avevo capito che nelle mie fotografie c’era un linguaggio. Se io fotografo questa bottiglia, io devo diventare la bottiglia. Perché la bottiglia esiste quando (io le attribuisco) un significato. Quindi vedono la bottiglia, ma attraverso la bottiglia non vedono una bottiglia di vino… è poesia. È esistenza.”

La fotografia è una rappresentazione della realtà; talvolta anche magica e questa magia assume un ruolo centrale, perché si proietta sul mondo stesso. Il riquadro fotografico non è dunque una finestra sul mondo, ma è l’immagine del mondo. In altre parole la fotografia può far apparire il mondo più affascinante di quello che è realmente, più magico, appunto. Essa ci riconduce alla poesia dell’immagine.
L’azione dello scatto è il momento più importante?

L’inquadratura è tutto. Lo scatto, quello che vedi è quello che ho inquadrato, sempre. Lo stile. Lo stile cosa significa? Lo stile è arte. Quando tu hai uno stile… L’oggetto diventa soggetto.

Oggi internet è pieno di foto che sono solo testimonianza. Di qualsiasi angolo della terra. Di qualsiasi cosa nota. Per fare ricerca, un fotografo oggi deve dunque mirare al dettaglio. La visione contemporanea è una scomposizione del reale, non una ridondante ricerca dell’insieme. Già fotografato, già visto. Franco Fontana, nei suoi storytelling affrontati negli anni, come “Asfalti”, è stato anticipatore di questa visione. Un certo tipo di racconto, in fotografia, si può anche abbandonare, accantonare, perché in fondo si è esaurito?
Franco Fontana, la mano destra simboleggia I LOVE YOU e la mano sinistra il simbolo internazionale di aiuto alle donne contro la violenza domestica.
Sì sì sì. Per il paesaggio non vado più. Perché non fai più i paesaggi (mi chiedono)? Perché farei delle “fontanate”. Le “fontanate” le possono fare tutti. Un conto è il mestiere, un conto è continuare a rischiare e a crescere. La fotografia l’ho vissuta a 360 gradi. C’è sempre la curiosità di esprimersi, di rimanere “bambini”.

Guai perdere il miracolo dell’infanzia. Si diventa adulti, ma si diventa vecchi quando perdi quello.

SEGUI THOMAS

Pambuffetti

Previous article

7 Podcast

Next article
Thomas Coccolini Haertl
Architetto e Sommelier (AIS, dal 2017), si è occupato di progettare gli stand di Ferrari F .lli Lunelli, Gruppo Mezzacorona, Sartori, Bertani Domains, Cantina si Soave e altri, al Vinitaly e non solo, e collabora con alcune testate giornalistiche specializzate come Spirito diVino, WineStop&Go. Assiduo frequentatore di cantine, crede nella multisensorialità quale aspetto fondamentale del vivere quotidiano.

You may also like

2 Commenti

  1. Le immagini parlano da sole. A titolo personale mi evocano due termini : equilibrio e armonia che negli scatti di Franco Fontana sono sinonimi.
    Un grande umile maestro ! Tanto di cappello !!

  2. Immenso maestro di vita!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *