Partiamo dal piano professionale – che è sempre più facile – sono una conduttrice televisiva, divulgatrice scientifica, imprenditrice agricola e vitivinicola. Sono anche una ex-giornalista, ma mi sono tolta dall’Ordine qualche tempo fa… Dal punto di vista personale sono un’ambientalista e, direi, una persona allegra.
Qual è la tua più grande passione?
L’ecologia, l’ambiente; il pianeta ovvero la natura e, di conseguenza, la sostenibilità.
La tua più grande paura?
La mia più grande paura è la stupidità umana: si suppone che questa sia la specie più intelligente in natura, e invece è la più scema: è quella, l’unica, che distrugge l’ambiente grazie al quale vive. Ne stiamo vedendo gli effetti in questi giorni: noi ambientalisti siamo sempre facili profeti.
Il tuo colore preferito?
Il rosso. Perché è calore.
In che epoca viviamo?
Viviamo in un’epoca di grande cambiamento, in un’epoca cruciale: che può evolvere sia in una svolta positiva che in un imbarbarimento e, quindi, in un peggioramento.
Cosa c’è dentro al bicchiere?
Be’ ovviamente il Carignano che produco nel Sulcis (Tenuta la Sabbiosa), senza ombra di dubbio.
L’ultimo pasto prima del patibolo?
Be’ una bella lasagna alla bolognese. E tanta. A quel punto ce lo si può concedere (ride n.d.a.).
Fumatore?
Sono stata una fumatrice, ma ho smesso.
Il libro sul comodino?
Ora sto leggendo Spillover (David Quammen, “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” Adelphi, 2017) che non sarà forse molto originale però è un libro che racconta quello che sarebbe accaduto. Racconta di come le zoonosi fossero una grande minaccia per l’umanità, presagendo questa grande pandemia causata da un virus incubato in Asia, in qualche mercato di animali. Ecco questo potremmo chiamarlo un retrovirus, perché ipotizzato da un libro profetico. Per questo dico che parlare di ecologia significa essere facili profeti: se tra cinquant’anni tutto questo sarà rimasto invariato, ovviamente ci saranno disastri e catastrofi. Certo, è in atto un cambiamento. Mi riferisco in particolare a un cambiamento nello stile di vita delle persone, ma non sono così ottimista da sperare che ci sia un cambiamento che possa rivelarsi decisivo nei confronti dell’ambiente: sicuramente c’è una maggior sensibilizzazione al riguardo, ma questo è solo il primo passo, ed è già tardi. La maggior parte delle persone oggi è consapevole di star avendo un impatto ambientale che condurrà alla distruzione del proprio ecosistema, ma non è consapevole delle conseguenze reali che ciò comporterà: l’essere umano è conservativo, non cambia facilmente e in più ha l’abitudine di incolpare sempre qualcun altro per i problemi del mondo dimenticandosi che il danno ambientale è il risultato di 7 miliardi di azioni, compresa la sua.
Cosa accadrà domani?
È sempre una domanda molto impegnativa questa. Diciamo che tendenzialmente vorrei continuare a fare quello che faccio, e già questa oggi come oggi sembra un’impresa. Vorrei tornare alla mia normalità: ai miei impegni televisivi, alla radio, alla mia azienda agricola, al mio blog e a tutte le mie cose, insomma. Prima o poi mi piacerebbe di occuparmi dei temi dell’ecologia anche in televisione, per arrivare finalmente al grande pubblico.